Il 60-70% della popolazione italiana potrebbe essere contagiata dal coronavirus alla fine di questa emergenza. Parole che arrivano da Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di Microbiologia dell’ospedale Sacco di Milano, che nel corso della trasmissione L’Italia s’è desta ha detto: “Noi stiamo assistendo ad un incremento di casi di contagio rilevati. Sappiamo tutti che questo virus è diffuso nella popolazione molto più rispetto a quello che stiamo vedendo, tra poco il 60-70% della popolazione sarà rilevato positivo. Ma non dobbiamo preoccuparci. Con dei numeri maggiori ci renderemo conto che questo virus è meno letale di quanto possiamo pensare adesso”.
Durante il programma condotto da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano, la Gismondo ha spiegato: “Questo virus nella gran parte dei casi, o è silente o ci dà sintomi simil-influenzali, nel 90% dei casi. C’è un 10% di persone che ha bisogno di essere ricoverato in ospedale. Borrelli ci ha detto più volte che le fasce più toccate sono anziani con 1 o 4 patologie. Il virus dunque è stato un aggravante. Ad oggi i dati di morte diretta per coronavirus sono molto scarsi, si parla di qualche unità. I giovani in terapia intensiva? La medicina non è mai una scienza esatta, quindi non significa che non ci possano esserci casi di qualche giovane. Dobbiamo però vedere la curva, dobbiamo parlare della maggior parte dei casi. Dobbiamo andare a vedere se ci sono altre malattie”.
“Oggi l’eta’ media dei deceduti è 81-83 anni – ha spiegato la dottoressa – i guariti sono quasi il doppio delle persone che vengono ricoverate in terapia intensiva. Io non dico che la situazione sia rosea. Giuste tutte le precauzioni che vengono prese. Se ognuno di noi diventa serbatoio del virus può provocare una grave infezione ad una persona anziana. Siamo a casa due settimane perché dobbiamo evitare il contagio, meno persone sono contagiate, meno si ammalano e meno deceduti avremo. Non illudiamoci di avere casi zero in tutta Italia e in tutta Europa. La Lombardia è stata particolarmente sfortunata perché ha avuto quel focolaio che ci ha messo in crisi. Se non ci fosse stato quel focolaio avremmo avuto pochi casi aumentati nel tempo e non questa crisi sanitaria”.
“Tra due settimane – ha concluso la virologa – ci aspettiamo un calo drastico dei casi positivi, dei ricoverati e dei malati. Non possiamo però pensare che tra due settimane il virus sia scomparso, ci accompagnerà ancora per qualche mese, ma una cosa è avere 30 ricoverati in terapia intensiva, altra cosa è averne 3.000”. Sulla possibilità che il caldo sia un alleato contro il coronavirus: “È vero che quando andiamo verso il caldo i virus respiratori calano nella loro presenza, ma questo è dovuto soprattutto alle nostre abitudini perché durante l’inverno ci accalchiamo nei locali ed è molto più facile stare più vicini. L’estate stiamo più all’aperto e questo ci aiuta ad essere meno esposti ai virus” dice Gismondo.
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