Un messaggio di ottimismo e di speranza che le cose si possano ancora mettere apposto, sono giunte all’Italia dall’Indonesia, dove si è tenuto il meeting annuale di Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale. Nel corso delle tre giornate di incontri e discussioni sui principali temi dell’agenda mondiale, il “Caso-Italia” è stato tra gli argomenti più trattati: “Non vogliamo entrare in conflitto con l’Italia, e il reddito di cittadinanza si può fare anche senza aumentare il deficit. Una questione di scelte politiche” ha detto il Commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. Dunque le sue, sono state parole concilianti, ben diverse da quelle pronunciate nella lettera del 5 ottobre scorso quando la Commissione espresse al Governo seria preoccupazione per le cifre contenute nel Def. La Commissione Ue si aspetta un cambio di rotta della maggioranza di governo sulla manovra prima della definitiva bocciatura della legge di bilancio, cosa mai successa in precedenza.
Nel corso di una conferenza stampa dove l’Italia, i suoi conti pubblici e lo spread sono stati i protagonisti assoluti, il Presidente della Bce Mario Draghi, ha dichiarato di essere fiducioso nel lavoro del Parlamento: “Sono ottimista su un accordo. Bisogna stare tranquilli e abbassare i toni e avere fiducia in un compromesso senza drammatizzare. Le parole sono cambiate tante volte aspettiamo i fatti” ha rimarcato il Presidente dell’Eurotower, che ha invitato a moderare toni e parole, che fino ad ora hanno portato all’innalzamento eccessivo dello spread, tra i Btp italiani in confronto con quelli tedeschi a danno di famiglie e imprese.Uno spread che secondo il Financial Times potrebbe far ripiombare in recessione l’Italia, ipotesi che non è stata condivisa dal presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro: “Questi livelli di spread non portano a una recessione” – ha detto il Presidente, che ha inoltre annunciato che il gruppo è pronto a dare il proprio contributo per sostenere la crescita prevista dal governo e mette sul tavolo 150 miliardi, 50 miliardi l’anno per tre anni, possibile perché fuori dai divieti europei agli aiuti di Stato. “L’intero sistema bancario nazionale è solido, e assolutamente risanato in termini di capitali e di sofferenze e ho l’impressione che questo non sia ancora ben valutato. Le condizioni per colmare i veri spread con la Germania che sono quelli della crescita e degli investimenti, – ha continuato Gros-Pietro – ci sono ed il governo deve fare la sua parte. Questa manovra nasce da un’ispirazione di politica economica per generare crescita, e per questo non è negativa”. Il presidente di Banca Intesa, (che in Italia è il principale istituto bancario) ha chiarito quindi di appoggiare la linea di politica economica del governo: il gruppo bancario è pronto a dare il proprio contributo per sostenere la crescita prevista dal governo e ha messo sul tavolo 150 miliardi, 50 miliardi l’anno per tre anni, possibile perché fuori dai divieti europei agli aiuti di Stato.
Questo “Credit crunch”, un termine tecnico per indicare una stretta creditizia, è già avvenuto nel 2011-2012 e portò al blocco non solo di investimenti e consumi, ma anche la trasmissione della politica monetaria dell’economia reale. La grande liquidità messa in circolo dalla Bce, si fermava nei bilanci delle banche e non veniva erogata a chi ne facesse richiesta per vivere o produrre. Andò così in particolar modo per quelle due aste di finanziamenti (Litro- long term Refinancing Operation) per un totale di mille miliardi che Draghi mise a disposizione di 800 banche europee a dicembre 2011 e a febbraio 2012 prima di arrivare alla mossa estrema del Quantitative easing nel 2015. Cinquanta miliardi l’anno da parte di una sola banca italiana significa molto di più di una qualsiasi manovra mai vista nella storia, e forse questa volta davvero ad invertire l’andamento dell’economia italiana.
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