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Quirinale, il centrodestra rompe gli indugi: “Votiamo uno dei nostri”

Il colpo di scena arriva nella tarda serata di giovedì 27 gennaio. I vertici del centrodestra si riuniscono per l’ennesima volta negli uffici di Montecitorio per decidere una strategia efficace che possa portare al più presto all’individuazione del nome del nuovo capo dello Stato. Tutti si attendono che, dopo giorni di muro contro muro con i colleghi del centrosinistra, qualcuno faccia un passo di lato per fare spazio ad un candidato comune e super partes. Come ad esempio il presidente uscente Sergio Mattarella. E, invece, per bocca del governatore della Liguria Giovanni Toti, il primo ad uscire per incontrare i giornalisti, si apprende che Salvini, Meloni e Berlusconi vogliono forzare la mano per prendersi il Quirinale.

Il centrodestra forza la mano sul Quirinale

“Nella prima votazione prevista venerdì voteremo un candidato della nostra di nomi che già abbiamo presentato qualche giorno fa”. È questo il sunto del discorso di Toti, il quale non dà niente per certo, ma fa anche il nome del presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, come candidata prescelta dal centrodestra. Sembra anche che la seconda carica dello Stato abbia sciolto già la sua riserva, dicendosi disponibile a mettersi alla prova in aula.

In alternativa, il centrodestra potrebbe però giocarsi anche le carte Carlo Nordio, Letizia Moratti, Marcello Pera e, perché no, Franco Frattini. In pole position, oltre alla Casellati, sembra esserci l’ex magistrato veneto. Le possibilità che il candidato scelto da Salvini e alleati esca presidente della Repubblica dopo la quarta votazione sembrano al momento scarse. Il centrodestra compatto può contare infatti su circa 450 voti. Più di 50 in meno del quorum fissato a 505 grandi elettori.

Ma le sorprese potrebbero essere dietro l’angolo. Basterebbe che una pattuglia di grillini decidesse di fare sponda con il centrodestra, lasciando Mario Draghi a Palazzo Chigi, per chiudere i giochi. Per questo motivo il Pd si mostra molto preoccupato dell’atteggiamento che potranno tenere gli alleati pentastellati. E, poi, dietro la porta pronto a fare qualche sgambetto c’è sempre Matteo Renzi.

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