Per immaginare e progettare il cibo del futuro è nato a Reggio Emilia, nel più importante comparto agroalimentare italiano, il Future Food Institute, una organizzazione no profit dedicata al cibo del futuro. Una collaborazione virtuosa tra l’Università di Modena e Reggio Emilia e molte grandi aziende del settore (da Alce Nero a Barilla, dalla Coop a Smeg e Angelo Po), sostenuta da un pool di innovatori che hanno messo su un vero e proprio ecosistema dell’innovazione attorno all’idea di progettare qualcosa che ancora non c’è: il cibo del futuro. Un programma di formazione variegato e composito basato sulla metodologia del design thinking di Stanford (un master biennale, un corso executive, una summer school e un fellowship program) cui si affiancano un acceleratore dedicato alle aziende del food e una vera e propria farm (sul modello di H-Farm) in cui ci sono laboratori di sperimentazione, fablab con stampanti 3D, orti e cucine a disposizione degli studenti e delle aziende incubate. L’idea alla base è molto semplice: l’Italia è leader mondiale nella produzione di prodotti agroalimentari di estrema qualità, ma non si è innovata.
I nostri manager vanno in Silicon Valley e in Cina ad aggiornarsi, mentre è nella stessa Italia che i manager del mondo dovrebbero venire a studiare il settore food. E allora con la collaborazione del dipartimento di ingegneria dell’UNIMORE e con la partnership dell’Institute For The Future di Palo Alto è nato un centro unico nel suo genere, che ospita startup e studenti da tutto il mondo che arrivano in Italia perché noi siamo la patria del cibo di qualità, e lo saremo presto anche dell’innovazione nel settore agroalimentare.