C’è un machismo di governo che ama mostrare i muscoli a ogni occasione, pescando appieno da quell’immaginario prettamente in salsa azzurra che vuole l’uomo forte al comando. E c’è una donna, Mara Carfagna, che cerca di scardinare con la sua scalata politica a Forza Italia tutti questi luoghi comuni. Con la sua eleganza, la sua discrezione, il suo modo di approcciare senza urla e proclami, in un mondo costantemente sul piede di guerra.
Un modello che viene indicato spesso come vincente a sinistra e che invece sta emergendo in quel partito che fino a pochi mesi fa era ancora considerato feudo privato di un Silvio Berlusconi finalmente deciso a fare un passo indietro. La Carfagna è silenziosa, quasi invisibile e tuttavia ha sempre saputo cogliere l’attimo per definire in modo tagliente la sua posizione alternativa all’esuberanza del circo politico italiano.
“Onorevole Salvini, le regole valgono anche per lei”. “Colleghi deputati, non siamo in gita scolastica”. Guido Vitiello, sul Foglio, lo ha battezzato “il metodo anti-bulli di Mara Carfagna” ma quel che sorprende davvero è il successo dello stile che la vicepresidente della Camera ha proposto giorno dopo giorno. Molti voti, un enorme consenso dentro Forza Italia, simpatie sempre più larghe anche fuori, con tanti che dalla galassia dem la guardano ora con un mix di ammirazione e invidia.
Un passo avanti verso una politica che, in Europa, esiste già. Tante le donne pragmatiche che hanno rianimato formazioni agonizzanti, come la leader dei Verdi tedeschi Katharina Schulze. Conquistato partiti enormi, come il nuovo leader della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer. Vinto elezioni impossibili come la danese Mette Frederiksen. Costruito alternative a secessionismi che sembravano invincibili, come la stella catalana di Ciudadanos Inés Arrimadas. Tutte tra i 30 e i 50 anni, tutte con caratteristiche simili: progressiste, liberali, attente al tema dell’ambiente e delle imprese, senza retorica e senza provocazioni. Un solco nel quale spera di inserirsi ora anche la “nostra” Mara Carfagna.
C’è un Giappone che punta sull’Italia: “Assumiamo i talenti made in sud”