Marco Travaglio ospite dell’ultima puntata stagionale di Cartabianca. Il direttore del Fatto Quotidiano viene chiamato in causa dalla conduttrice Bianca Berlinguer per commentare la notizia del giorno: l’addio di Luigi Di Maio e dei suoi fedelissimi al M5S. Come era logico attendersi, Travaglio non fa sconti a Di Maio. E si permette pure di consigliare il leader pentastellato Giuseppe Conte sulle prossime mosse da compiere. Secondo lui i ministri pentastellati dovrebbero lasciare il governo Draghi.
“Di Maio è uscito dopo aver votato la mozione insieme ai suoi ex compagni del Movimento 5 Stelle. – questo il commento di Marco Travaglio alla scissione appena consumata nel Movimento – Si è arrampicato sugli specchi per inventarsi che il suo movimento era diventato filoputiniano, anti europeo e anti nato. Non mi risulta che Conte sia mai stato putiniano o anti-Nato. Ma non è una scissione per la politica estera né per il governo”, sottolinea il direttore del Fatto.
“Quale spazio pensa di ritagliarsi Di Maio nella società? – si domanda polemicamente Travaglio – Di partiti draghiani ce ne sono molti, così anche al centro. Ci sono più candidati che elettori. – ironizza il giornalista – In questo momento c’è un Paese che, rispetto a tutti i sondaggi, su guerra, pace e invio delle armi sta esattamente dalla parte opposta rispetto alla linea di Draghi e di Di Maio”.
“I Cinque Stelle non hanno mai fatto mancare i voti a questo governo, anche sulla guerra. – ricorda poi Travaglio – Un’opa ostile sul Movimento che nasce da un ministro che coinvolge il presidente del Consiglio non può non avere conseguenze. Se i Cinque Stelle ritirassero i loro ministri, lasciando solo Di Maio e i suoi, avrebbero le mani libere senza più essere ricattati”, conclude con un consiglio non richiesto a Giuseppe Conte.
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