Un amore intenso ma durato davvero poco quello tra gli italiani e Matteo Renzi, naufragato nella peggiore delle maniere con quella clamorosa batosta elettorale che aveva costretto a un passo indietro il politico toscano, che fino a qualche mese prima sembrava riuscito nella difficile impresa di stregare con i suoi modi di fare sempre sopra le righe i cittadini del Bel Paese. E che però oggi, quarantenne, non si rassegna a finire così presto nel dimenticatoio e continua a cercare bagni di folla durante le manifestazioni interne alla sinistra, come a sottolineare la sua strenua opposizione all’idea di un pensionamento anticipato. Sullo sfondo il dato, terribile, di quel 18% scarso uscito dall’ultima tornata elettorale, minimi storici per un Partito Democratico sempre più a caccia di sé stesso.
A raccontare la parabola discendente del rottamatore è Pierluigi Battista sulle pagine del Corriere della Sera, sottolineando come Renzi sia parso agli italiani prima affascinante grazie alla sua spregiudicatezza giovanile, in un mondo troppo spesso ingessato come quello della politica, poi terribilmente antipatico. A partire da quella spallata a Letta, con quell'”Enrico, stai sereno” che era stato recepito come battuta anche divertente, prima che Matteo si rimangiasse la parola data ed entrasse a Palazzo Chigi senza un’investitura elettorale. Come tanti altri leader o aspiranti tali di sinistra, è la mancanza di spirito autocritico a impedire a Renzi una sana, costruttiva riflessione sulle vere ragioni della sconfitta del 4 marzo. Un’analisi che non passi dall’attacco al nemico di turno, che siano le minoranze interne o un Paese ancora troppo poco dinamico.
Renzi è sempre stato spregiudicato, con quel manifesto programmatico, “Io a quelli li asfalto”, che trasudava voglia di annientare l’avversario, schiacciarlo. Irride l’attuale governo definendo “cialtroni” gli esponenti della maggioranza. Come in passato parlava di “gufi”, “rosiconi”, “professoroni” e via dicendo. I suoi successi erano però stati legati innanzitutto a scelte precise, come gli 80 euro subito distribuiti agli italiani, e non certo al carattere guascone e provocatorio. Ma il leader toscano non sembra averlo capito, considerando come ancora oggi a chi (Barbara Palombelli) gli chiede di rivelare il suo più grande errore risponde: “Non ho portato la rottamazione fino in fondo”.