Natale, tempo di feste, relax (per alcuni) e pranzi esagerati (quasi per tutti). E i regali? Lo scambio dei doni è prassi sia per i più grandi sia per i più piccoli. Ma se l’oggetto ricevuto proprio non soddisfa?
Si può cambiare o restituire. Infatti, per i commercianti, il periodo successivo al Natale, è quello in cui si lavora di più per cercare di accontentare i clienti insoddisfatti. Lo stesso vale per l’ecommerce, dove i resi andranno per la maggiore.
Cosa comporta tutto ciò?
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In primo luogo si tratta di una pratica oramai adottata da tutti i siti che offrono appunto il “reso gratuito”. Come recita la dicitura, le spese sono a carico completo del rivenditore, cosa che costa in termini di procedure. Eppure viene garantito per fidelizzare maggiormente il cliente, facilitando le procedure di spedizione e invitandolo ad acquistare nuovamente, in tutta sicurezza.
A quanto pare, il reso gratuito c’è e funziona! Per l’ecommerce si tratta soprattutto di una perdita, visti i costi di gestione a carico del rivenditore, ma il cliente resta fedele e soddisfatto. Coloro che al contrario applicano resi difficili, attraverso procedure complicate, tendono a scoraggiare le vendite. Anche perché nell’era della rivoluzione digitale, il cliente è attento, esigente e beninformato. Alcune società hanno quindi trovato molti alternativi per “riciclare” i resi: ad esempio, Liquidity Service, è una azienda leader negli Usa. Si occupa di ritirare prodotti di elettronica per poi ricondizionarli e rivenderli attraverso le proprie piattaforme.
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Infine molte società puntano allo sviluppo del machine learning e ad incentivare funzioni di supply supply chain management e returns forecasting, ovvero si studiano le percentuali che andranno ad interessare le previsioni dei resi.