Un progetto per l’Europa dalla durata di cinque anni, un appello al “cambiamento radicale”, unica carta a disposizione del Vecchio Continente per evitare di scivolare verso una posizione sempre più marginale nel grande scacchiere internazionale. E una corsa verso i nuovi assetti della Commissione Europea e del Consiglio Ue. L’ultimo discorso di Mario Draghi ha toccato punti non del tutto originale, se si guarda al passato. Ma ha comunque sollevato tanti dubbi in chi ha assistito a quelle parole, pronunciate nel corso della conferenza di alto livello sul pilastro europeo dei diritti sociali organizzata a La Hulpe dalla presidenza di turno belga. Perché tenere un simile intervento proprio adesso? E soprattutto, sicuri che dietro il discorso non ci siano delle finalità ben precise?
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Impossibile dirlo con precisione, ma Draghi potrebbe aver semplicemente fatto la prima mossa. In un periodo storico ben preciso, che vede in difficoltà tantissimi attori sparsi per le varie nazioni Ue. Macron vive un crollo di popolarità enorme, a Scholz va poco meglio e Giorgia Meloni è alle prese con le tante spaccature di un centrodestra dalle troppe anime, spesso in conflitto quando si guarda fuori dai confini. Con von der Leyen a sua volta nei guai, Draghi potrebbe così aver anticipato una sua discesa in campo come protagonista di una nuova fase europea.
La Francia, d’altronde, non ha mai nascosto il suo apprezzamento per l’ex premier. E la stessa Meloni in passato si è mostrata spesso in linea col suo predecessore, a costo di sorbirsi qualche critica di troppo dai militanti FdI. Letto così, ecco che il report sulla competitività, che ha come obiettivo quello di tratteggiare una nuova filosofia sul fronte del lavoro, del commercio, dell’inflazione e dell’ambiente, inizia ad assomigliare più a un programma per l’Unione che verrà. “Dobbiamo essere uniti come mai prima d’ora”: potrebbero essere le prime parole del “progetto Draghi per l’Europa”.