Vivono di dimensioni separate gli ultimi casi che hanno visto dei migranti sbarcare con fatiche sul suolo del nostro Paese, portati a riva da navi appartenenti a organizzazioni non governative costrette a delle estenuanti trattative con le nostre autorità per riuscire a portare a termine la loro missione. Facce diverse, immagini diverse, appartenenti a due universi lontanissimi, in contrapposizione.
Ci sono i social che urlano rabbia, fomentati ad arte dalla politica dei porti chiusi, dell’accoglienza sempre rifiutata. Che insultano, ordinano, pretendono. Mostrano dati, grafici, presunte chiavi di lettura per una realtà fatta di stranieri sempre e comunque nemici. Distanti però, fisicamente e non solo, da quello che accade davvero lontano dalle loro tastiere.
E poi ci sono le persone, tante, che affollano navi, moli, banchine. Che lottano per aiutare l’altro, che tendono la mano a chi cerca speranza, un sogno. Istantanee che commuovono per la loro semplice potenza. Lo scatto che sta facendo il giro in queste ore arriva da Lampedusa, per esempio, e mostra un agente della guardia di finanza che tiene in braccio un bimbo appena arrivato a terra.
Lui in divisa, il bambino protetto dal freddo da una felpa gialla. Il militare lo guarda negli occhi, sorride. Un sorriso ricambiato da chi in Italia c’è arrivato alla ricerca di un futuro migliore, diverso da una guerra che fa paura, e che non può non mostrare tutta la sua felicità a quelle mani amiche che lo stringono. Non c’è retorica, non ci sono dietrologie. Solo la magia di un bambino che si sente finalmente in salvo dopo una lunga traversata e ringrazia, con la sua gioia contagiosa, chi lo accompagna verso un domani migliore. Una foto che racconta un’Italia diversa, un’Italia più bella.
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