Un’altra bella grana si abbatte sul governo, che si trova improvvisamente in difficoltà nello spiegare ai navigator, figura introdotta con promesse di rapida stabilizzazione, quale sarà il loro futuro. I contratti dei 2.700 operatori, assunti per due anni con il compito di aiutare chi percepisce il reddito di cittadinanza a trovare un lavoro, scadranno infatti alla fine di aprile 2020. Peccato però che, stando al disegno di legge di Bilancio del governo giallorosso, di soldi per il rinnovo non ne siano stati al momento previsti.
Vero che all’interno del testo sono stati stanziati 10 milioni di euro per Anpal servizi, l’Agenzia per le politiche attive che gestisce anche i navigator. Ma andando a leggere con più attenzione, ecco che si scopre come la somma sia destinata in realtà ad altre voci. Conti alla mano, inoltre, se anche ci si accorgesse improvvisamente dell’errore commesso e si decidesse di destinare la somma al rinnovo dei contratti degli operatori, la cifra sarebbe sufficiente a un prolungamento fino alla fine del 2021 soltanto per 500 di loro.
Il governo si è subito affrettato, di fronte alle obiezioni, a chiarire che “una soluzione si troverà” anche se restano i dubbi sul come e sul quando. Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha chiarito che, in ogni caso, i navigator sono ormai considerati “parte integrante del sistema” e che il loro futuro non è in dubbio. I diretti interessati restano al momento alla finestra ma hanno dato vita a una sorta di sindacatao, Anna, in modo da poter eventualmente rivendicare le proprie ragioni.A giocare dalla parte dei navigator, oltre alla volontà espressa dal governo di insistere sulla strada tracciata, c’è d’altronde un altro dettaglio. Sono stati assunti con contratti da cococo, ma di fatto sono stati utilizzati come dipendenti, lavoratori a termine con un finto contratto autonomo. Una scelta fatta all’epoca perché serviva rapidità nell’arruolamento e che però oggi permetterebbe agli operatori di vincere facilmente un eventuale ricorso.
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