L’ex deputato della Duma e ora leader della Legione “Libertà alla Russia”, Ilja Ponomariov, denuncia un intricato gioco di potere nella recente crisi politica russa, affermando che ciò che è stato presentato come un golpe non era altro che una “messinscena”.
Il golpe attribuito a Yevgeny Prigozhin, imprenditore russo e alleato di lunga data del Presidente Vladimir Putin, è stato descritto da Ponomariov come una mossa calcolata per pulire le elite russe troppo orientate all’opposizione. “Putin aveva bisogno di creare una minaccia per fare pulizia di alcune élite russe” ha dichiarato Ponomariov, suggerendo che il presunto golpe è stato orchestrato come una manovra di distrazione per allontanare l’attenzione dai problemi interni della Russia.
Ponomariov ha anche sostenuto che questa mossa era destinata a inviare un messaggio all’Occidente. “L’altro scopo era dare un segnale all’Occidente, già predisposto a temere che il successore di Putin possa essere peggiore di Putin”, ha dichiarato.
Sebbene il presunto golpe sia costato la vita a 15 soldati dell’esercito regolare e abbia portato all’abbattimento di alcuni elicotteri e di un aereo, Ponomariov insiste sul fatto che l’evento era parte di una finzione orchestrata. Ha fatto riferimento al rapporto di lunga data tra Prigozhin e Putin, sostenendo che Prigozhin era la persona giusta per eseguire questo tipo di “incarico speciale”.
Ponomariov ha anche osservato come l’evento ha indebolito Putin, rivelando la sua incapacità di controllare il Paese. Tuttavia, ha suggerito che questa perdita di controllo può essere utilizzata come una tattica per chiedere aiuto internazionale. “Esattamente ciò che Putin sta dicendo, implicitamente, al mondo”, ha detto.
Nonostante il rischio di perdere il sostegno della popolazione russa, Ponomariov sostiene che Putin è visto come l’eroe che ha fermato la ribellione. “Putin e Lukashenko hanno convinto il cattivo a tornare a casa. Questo ha visto il popolo russo”, ha affermato.
In termini di conseguenze, Ponomariov prevede una grande epurazione all’interno del Cremlino, con la rimozione del ministro Shojgu e del Comandante in capo Gerasimov. Prevede anche che Putin non perdonerà coloro che hanno dimostrato dislealtà, incluso quelli che sono fuggiti all’estero e gli ufficiali che si sono rifiutati di combattere contro la Brigata Wagner.
Per sostenere le sue accuse, Ponomariov cita una serie di elementi strani nel corso dell’evento, incluso il percorso insolito preso da Prigozhin e i suoi mercenari, l’aumento delle truppe russe a Belgorod nonostante la presunta minaccia a Mosca, e l’incontro apparentemente casuale tra Prigozhin e Lukashenko.
Secondo Ponomariov, l’avanzata di Prigozhin verso Mosca ha seguito un percorso strategicamente sfavorevole lungo il confine ucraino, pieno di soldati dell’esercito regolare, suggerendo che la mossa era parte di un piano preordinato. Ha inoltre rivelato che, durante un tentativo della Legione “Libertà alla Russia” di conquistare Belgorod, hanno scoperto che le truppe russe erano effettivamente aumentate, nonostante la supposta minaccia a Mosca. “Era una trappola, ci aspettavano”, ha affermato.
Infine, Ponomariov ha messo in dubbio l’incontro tra Prigozhin e Lukashenko, che si trovava a Mosca al momento, sostenendo che l’accordo per far tornare Prigozhin era troppo conveniente per essere casuale. “Come non ha senso che a un certo punto Prigozhin incontra Lukashenko, che guarda caso era già a Mosca, e si fa convincere da lui a tornare indietro perché altrimenti Putin si sarebbe vendicato…Mi pare proprio improbabile”, ha detto.
In sostanza, le affermazioni di Ponomariov mettono in luce la complessità delle manovre politiche all’interno del Cremlino. Secondo lui, la supposta ribellione era in realtà una manovra di distrazione astutamente orchestrata da Putin per rafforzare il proprio potere e sopprimere l’opposizione interna. Nonostante la presenza di elementi contraddittori e le perdite umane, Ponomariov sostiene che l’episodio è un chiaro indicatore delle oscure tattiche di potere del Cremlino.