Il trattato più odiato dai sovranisti, il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), ormai noto come fondo Salva Stati, sarà finalmente discusso alla Camera il 30 giugno. Questo accadrà nonostante le forti opposizioni da parte di Giorgia Meloni e della Lega. Si tratta, nei fatti, di uno scambio, con l’obiettivo di mitigare l’ostilità dell’Unione Europea riguardo alla terza rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e alla modifica dei suoi progetti.
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Alla fine, Meloni ha deciso di mettere fine alle manovre dilatorie che per mesi hanno tentato di ritardare il momento della verità sul fondo Salva Stati. La conferenza dei capigruppo della Camera ha posto le condizioni per l’unico esito possibile: la capitolazione.
L’esecutivo darà il via libera al MES, nonostante le promesse di opposizione da parte di Meloni e Matteo Salvini. Lo farà cercando di ammortizzare il danno d’immagine causato dal dietrofront, per esempio, impegnando l’esecutivo a non accedere al fondo attraverso un ordine del giorno concomitante con la votazione delle opposizioni. L’obiettivo politico, però, è la ratifica, che punta a “ammorbidire” Bruxelles.
Il voto sulla ratifica del MES dovrebbe facilitare la modifica del Pnrr, un’operazione che l’esecutivo spera di concludere entro il 15 luglio. Da qui l’idea, condivisa tra il premier e il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, di posticipare il voto sul MES di un paio di settimane, non prima di metà luglio. È necessario avere tempo per preparare l’ala più intransigente della maggioranza a digerire questa difficile decisione.
Tuttavia, le opposizioni hanno già “annusato” questo rinvio. Luigi Marattin, deputato di Azione-Italia Viva, ha sottolineato: «Il 30 giugno si deve andare in aula, così il Parlamento sovrano si esprimerà». Marattin sospetta che le dilazioni dei gruppi della maggioranza inizieranno a fine giugno, quando il testo dovrà essere approvato in tempo per arrivare all’emiciclo di Montecitorio.
La questione politica del MES si intreccia con i dossier più urgenti gestiti da Meloni, tra cui il Pnrr, i migranti e il Patto di stabilità. Inoltre, si lega alla strategia che il premier sta implementando in vista delle elezioni europee del 2024, una strategia che sta incontrando l’ostilità crescente di Emmanuel Macron e Olaf Scholz.
In questa prospettiva, Meloni tenterà di avvicinare l’idea di un patto tra conservatori e Ppe partecipando a due eventi nelle prossime settimane: il primo è il raduno italiano del popolarismo europeo a inizio giugno; il secondo è un evento dell’Ecr, il gruppo dei conservatori, che si terrà il 5 e 6 luglio a Varsavia.
È evidente che le dinamiche interne e le posizioni di forza della politica italiana si stanno evolvendo. La necessità di rispondere alle richieste dell’UE, accanto alle esigenze della politica nazionale, ha portato a delle manovre politiche e negoziali complesse. Il futuro del MES e del Pnrr sarà determinante per il corso politico ed economico dell’Italia nei prossimi anni. Il prossimo appuntamento chiave sarà la discussione alla Camera del 30 giugno, un momento decisivo per la politica italiana e per il futuro del paese all’interno dell’Unione Europea.