Matteo Salvini non ci sta. Il leader della Lega ha vissuto lo stop imposto dal governo alla dotazione di taser alle forze dell’ordine come un affronto personale, lui che in passato si era battuto per introdurre il dissuasore elettrico tra le armi a disposizione degli agenti. E che di fronte alla circolare del ministero dell’Interno per comunicare la “non aggiudicazione” della fornitura, ordinando il ritiro dei dispositivi già in funzione, è andato ancora una volta all’attacco del governo.
I taser non avrebbero superato le prove balistiche effettuate dalla polizia di Nettuno, dove di norma vengono fatti i collaudi per le armi in dotazione alle forze dell’ordine. Sarebbero emersi dei malfunzionamenti che le renderebbero pericolose sia per i cittadini che per gli stessi agenti. Il ministero ha quindi chiesto ai questori di Milano, Padova, Caserta, Reggio Emilia, Catania, Brindisi e Genova di “dar corso all’immediato ritiro e alla custodia, presso le rispettive armerie, dei dispositivi”.
Tra i difetti che pare sarebbero emersi c’è la precisione dei dardi, che in alcuni casi si sarebbero staccati dal cavo elettrico. “In merito alla prova di sparo fuori bersaglio, sono state riscontrate delle criticità relative alla fuoriuscita dei dardi, che hanno dato risultanze non conformi alle previsioni del Capitolato tecnico” è la posizione del Dipartimento della Polizia di Stato stando a quanto riporta La Stampa.
Matteo Salvini, che aveva promosso l’utilizzo dei taser quando era titolare del Viminale, ha commentato la decisione parlando della vicenda dei carabinieri arrestati a Piacenza: “Chi sbaglia in divisa paga più degli altri, ma nessuno osi infangare le Forze dell’Ordine. La Lega aveva introdotto i taser. Una circolare del Viminale ha bloccato l’utilizzo dei dispositivi, non vorrei che ci fosse un pregiudizio per disarmare donne e uomini in divisa”.
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