Il governo Meloni è ad un bivio. Tanto da rischiare addirittura l’esercizio provvisorio. A lanciare l’allarme non è un esponente dell’opposizione come Giuseppe Conte o Enrico Letta, interessati ovviamente a mettere i bastoni tra le ruote all’esecutivo di centrodestra. Tocca invece proprio ad un fedelissimo del presidente del Consiglio, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, avvertire sui rischi legati all’approvazione della manovra economica e all’ottenimento dei fondi europei del Pnrr.
“Dobbiamo evitare a ogni costo l’esercizio provvisorio. – parte subito in quarta Ciriani intervistato dal Corriere della Sera – È una situazione molto difficile. Siamo di fronte a un ingorgo di quattro decreti, più la finanziaria e le comunicazioni del presidente in vista del Consiglio Ue. Un imbuto mai visto. L’Italia non si può permettere l’esercizio provvisorio, sarebbe un danno economico e di immagine. Piuttosto lavoriamo a Natale”, promette l’esponente di Fratelli d’Italia.
“Io non temo per la maggioranza. – Ciriani prova poi anche a rassicurare – Ho sempre visto in Consiglio dei ministri un clima molto buono. Nei partiti c’è il desiderio legittimo di evidenziare le battaglie più identitarie, ma sui tempi e sui contenuti abbiamo sempre trovato convergenze. Il rapporto dialettico tra governo e Parlamento guai se non ci fosse, ma non sono preoccupato. L’ostruzionismo sulla finanziaria di un governo nato da trenta giorni mi parrebbe lunare e incredibile, spero non ci sarà”.
“Io non credo che Forza Italia voglia sabotare il governo. – rassicura il fedelissimo della Meloni – Forse Calenda vuole mettere un piede in casa nostra e seminare un po’ di zizzania. In ogni caso reputo assolutamente positivo che una opposizione dialoghi con la maggioranza, ma il nostro perimetro resta quello del centrodestra”, aggiunge riferito al tentativo del leader di Azione di dividere la maggioranza di centrodestra incontrando il premier.
Per quanto riguarda il Pnrr, conclude Ciriani, “cercheremo di raggiungere gli obiettivi del 2022, ma è evidente che è stato pensato in un’epoca precedente alla guerra e al caro bollette. C’è un problema di tempi e di risorse. Visto l’aumento dei prezzi bisogna rivedere l’elenco delle opere, o si trovano più soldi o si fanno meno cose. Ora si capisce che in campagna elettorale non volevamo smantellare il Pnrr, eravamo solo realisti”.
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