Giuseppe Conte è preoccupato. Il leader del M5S interviene alla presentazione della scuola politica dei pentastellati e, senza peli sulla lingua, rivela di avere il forte sospetto che “qualcuno voglia spingere il Movimento fuori dal governo”. Conte non fa nomi, ma il motivo delle tensioni all’interno dell’esecutivo guidato dal governo Draghi resta quello dell’invio di altre armi all’Ucraina. Eventualità alla quale sia Conte che il leader leghista Matteo Salvini si oppongono.
“Inizio ad avere dubbi che ci sia qualcuno che voglia spingere il Movimento fuori dal governo. – dichiara Conte durante la presentazione della scuola politica del Movimento – Dicono spesso che vogliamo far cadere il governo. Io comincio a pensare che qualcuno voglia spingerci fuori dall’esecutivo. Se questa fosse l’intenzione ce lo dicano chiaramente. Chiedo rispetto per gli 11 milioni di cittadini che hanno votato il Movimento”.
“Lo scenario internazionale si fa sempre più complesso e insidioso e questo impone nuove scelte e di rivedere anche quelle già compiute. – prosegue Conte parlando della guerra in Ucraina – Ieri il capogruppo alla Camera Davide Crippa ha formalizzato la richiesta (a Draghi di venire a riferire in Parlamento, ndr). Mi pare abbiano aderito anche altre forze politiche ed è stata accolta anche nel dibattito pubblico. È giusto che in una democrazia parlamentare il presidente del Consiglio venga a spiegare qual è la posizione dell’Italia, in quale direzione il Paese si sta muovendo. La lista delle armi da inviare all’Ucraina è secretata, non la stiamo chiedendo al premier”, rassicura il leader pentastellato.
“Condanniamo la Russia e sosteniamo l’Ucraina, allo stesso tempo l’Italia deve lavorare e battersi per una soluzione politica al conflitto. – sottolinea ancora Giuseppe Conte – Non vediamo alcuna possibilità che l’obiettivo possa essere sconfiggere la Russia. Se così fosse sarebbe un grande errore e l’Italia deve correggerlo. Sfidare Putin porterebbe a una carneficina. Sconfiggere una potenza nucleare non è un obiettivo a portata di mano, sarebbe una follia. La soluzione alla guerra è un negoziato, è a portata di mano. La storia e l’esperienza dimostrano che la diplomazia non conosce pause”, conclude.
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