Sembra proprio che Lorenza Fontana sia destinato a diventare il prossimo presidente della Camera. Il nome del vicesegretario della Lega in realtà è saltato fuori soltanto nelle ultime ore, dopo che per giorni il totoministri dava per certa l’elezione del suo collega di partito, Riccardo Molinari, nel ruolo di successore del pentastellato Roberto Fico. Il voto alla quarta votazione di Montecitorio è previsto a maggioranza assoluta, dopo che nella giornata di ieri non si era raggiunto il quorum con la maggioranza dei due terzi.
Non mancano ovviamente tensioni e proteste a Montecitorio. Non appena è iniziata la quarta votazione per eleggere il nuovo presidente, infatti, alcuni deputati, tra cui diversi esponenti del Pd come Rachele scarpa e Alessandro Zan decidono di srotolare ed esporre uno striscione sul quale è scritto “No a un presidente omofobo pro Putin”. Iniziativa subito censurata dal presidente di turno, il renziano Ettore Rosato, che ha ordinato ai commessi di rimuovere lo striscione.
Il riferimento dei deputati contestatori è naturalmente a Lorenzo Fontana, attuale vicesegretario federale del Carroccio, carica che ricopre dal 2016. Ma in passato è stato anche più volte ministro. Dall’1 giugno 2018 al 10 luglio 2019 è stato ministro per la Famiglia e le disabilità del governo gialloverde di Giuseppe Conte formato da Lega e M5S. Poi, dal 10 luglio al 5 settembre 2019, ministro per gli Affari europei, sempre nello stesso esecutivo.
Lorenzo Fontana è conosciuto da sempre per le sue idee considerate ultra conservatrici. Contrario all’aborto, alle unioni civili, all’insegnamento dell’educazione sessuale pro lgbt nelle scuole. Considera una minaccia l’immigrazione incontrollata e i matrimoni gay. Della Russia di Vladimir Putin ha detto: “È il riferimento per chi crede in un modello identitario di società”. Per questo la sua elezione alla presidenza della Camera fa infuriare uno come Zan.
Potrebbe interessarti anche: Elezione La Russa, il Var smaschera i franchi tiratori: ecco chi sono