In un passato non troppo remoto Matteo Salvini, forte dei trionfi elettorali che vedevano la sua Lega quasi seconda forza politica d’Italia dietro il Pd e i Cinque Stelle, invocava l’introduzione del vincolo di mandato per evitare pericolosi cambi di casacca degli eletti una volta sbarcati in Parlamento. Oggi, a non troppi mesi di distanza, è lo stesso Capitano ad aver invertito la rotta: finito all’opposizione, conta avidamente i senatori rimasti al governo giallorosso, continuando a tentarli con allettanti promesse.
L’arrivo tra le file della Lega della senatrice Marinella Pacifico potrebbe essere in questo senso soltanto l’inizio di una sorta di vera e propria campagna acquisti da parte di Salvini, che continua a sognare la spallata all’esecutivo guidato dall’odiato premier Conte. Tre i senatori finiti nel mirino nelle ultime ore, come rivela Carmelo Lopapa sulle pagine di Repubblica: tutti e tre appartengono al Movimento Cinque Stelle e nello specifico portano i nomi di Marinella Pacifico, Tiziana Drago e Mattia Crucioli.
Tutti e tre rientrano nella categoria, più pericolosa che mai di questi tempi, dei “malpancisti”, esponenti pentastellati in rotta ormai con le decisioni di un partito che ha evidentemente cambiato pelle con il passaggio dal governo gialloverde a quello giallorosso. Salvini, da par suo, respinge ogni accusa: “Non faccio compravendite come Berlusconi. Sono gli altri, piuttosto, a bussare alla mia porta”. Il risultato, comunque, pare molto simile a quello visto durante gli anni d’oro del Cav, quando i salti da uno schieramento all’altro non erano nemmeno più, ormai, così sorprendenti.
“Porte aperte a donne e uomini perbene e capaci, lo stanno facendo da tutti i partiti, perché siamo seri e credibili, pronti a vincere le prossime elezioni” è lo slogan di Salvini, che dopo mesi di difficoltà forti e sondaggi in calo vede ora il traguardo, finalmente: abbattere Conte e trascinare in fretta e furia il Paese alle elezioni, prima che Giorgia Meloni possa superarlo nelle gerarchie interne e che lo stesso Conte decida del suo futuro politico. Per riuscire nell’impresa, in fondo, non serve altro che qualche senatore in più.
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