Scaricato, usato. Sicuramente mai difeso. Alessandro Di Battista si sente tradito da quel Movimento per il quale si è battuto e vorrebbe continuare a battersi, trincerato dietro un lungo e sospetto silenzio che ha fatto insospettire gli stessi militanti grillini. A raccontare le pene di quello che veniva indicato come il futuro leader dei Cinque Stelle è il Corriere della Sera, che avventurandosi nel Villaggio Rousseau di Milano ha cercato di capire cosa stia succedendo tra le fila pentastellate.
Atteso con entusiasmo dal suo viaggio nelle Americhe, presentato come l’eroe che avrebbe scosso il Movimento, Di Battista è stato già riposto in soffitta come un ferro vecchio, arrugginito. Era “
buono quando c’era da gridare in piazza e fare opposizione, ma non sincronizzato ai tempi e ai modi del governo”. La sua assenza alla kermesse milanese del partito è balzata subito agli occhi. “Si scopre che, di fronte all’invito dello staff di Casaleggio, avrebbe risposto: no, grazie. Eppure sarebbe stato il palcoscenico perfetto per lui, un’edizione dedicata all’Europa”.“Si è sentito scaricato. Quando hanno cominciato a parlare delle ricadute negative delle sue uscite pubbliche nessuno lo ha difeso. E non hanno nemmeno smentito gli articoli che parlavano dei ripensamenti dei vertici del M5s che consideravano controproducente la sua strategia d’assalto. Anche Di Maio è rimasto gelido. Alessandro si è lamentato perché era stato chiaro, al suo ritorno dal Guatemala: se volete, vi do una mano contro Salvini e per le Europee, ma a modo mio e sui miei temi”.L’ultima apparizione in tv è quella, un mese fa, della reazione stizzita nello studio di Di Martedì, quando pretendeva l’applauso da una platea ammutolita. Dietro il suo autoesilio ci sono anche motivi più personali: la storia del padre e dei lavoratori in nero, la compagna spaventata da fotografi e giornalisti che le fanno domande. Torna un desiderio feroce di privacy per la sua famiglia.
Caro mi costa l’avvocato: Di Battista recordman per le spese legali