In Europa, l’Olanda è una delle più ferme avversarie della linea italiana, decisa a fare il possibile per non condividere il rischio della ripresa economica di altri Paesi Ue con conti pubblici messi molto peggio dei suoi. All’interno dei propri confini, però, resta uno Stato al centro di accuse pesanti, quelle di essersi trasformato in una sorta di paradiso fiscale che attira aziende e ruba agli altri miliardi di tasse. La tassazione, particolarmente favorevole per chi viene da fuori, incentiva soprattutto le multinazionali a spostare nei Paesi Bassi la propria sede legale. Sottraendo così soldi al fisco nei luoghi dove vengono fisicamente generati utili.
Gli analisti hanno calcolato che solo considerando il trasferimento dei profitti europei delle multinazionali americane verso i Paesi Bassi, al Vecchio continente manchino almeno 10 miliardi di dollari l’anno: 1,5 solo all’Italia. Il meccanismo è semplice: ogni volta che prendiamo un caffè in uno Starbucks in Italia o sfruttiamo servizi come lo statunitense Booking, i soldi arrivano indirettamente a una finanziaria in Olanda. Con il paradosso che ora l’Unione si trova a rischiare una crisi politica per colpa di quel Paese che beneficia maggiormente del meccanismo comunitario sulla libera circolazione di capitali e la possibilità per le multinazionali di spostare a piacimento i propri utili.
Uno studio di Tax Justice ha spiegato a tal proposito: “Nel caso delle società americane, a fronte di 70 miliardi di utili le tasse pagate nel paese ammontano a 3,4 miliardi. Motivo per cui i profitti in Olanda, pari all’8% del Pil del Paese, superano tutti quelli registrati all’interno della Ue. Senza questo atteggiamento, gli olandesi incasserebbero un decimo delle imposte che ottengono mentre i vicini europei raddoppierebbero o triplicherebbero gli introiti”.
L’Olanda, dunque, da un lato offre condizioni fiscali talmente vantaggiose da minare i sistemi fiscali degli altri Paesi Ue, dall’altro rifiuta proprio a questi Paesi di dare il via libera a strumenti come gli eurobond. Mettendo così a rischio l’esistenza di quella stessa Unione grazie alla quale è oggi diventata così appetitosa per le multinazionali. Un paradosso particolarmente odioso, al quale forse è arrivato il momento di dire basta.
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