Banca Carige, alla fine, sarà salvata dalle altre banche. Lo Schema di intervento volontario del Fondo interbancario diventerà infatti un azionista di peso dell’istituto, sottoscrivendo per ora 320 milioni di un bond emesso da Carige stessa. Il tasso, 13%, sarà utile a cercare di attirare altri soci e investitori istituzionali, ai quali è riservato un ulteriore importo (80 milioni) da sottoscrivere da ora al prossimo cda della banca, quando saranno fissate le condizioni del futuro aumento di capitale.
Successivamente, le risorse saranno destinate al rimborso dei bond, in teoria anche in denaro ma molto più probabilmente in azioni. Qualora nessuno decidesse di farsi avanti, anticipa La Repubblica, lo Schema volontario convertirebbe tutti i 320 milioni, altrimenti si andrà a scalare fino allo zero. In un’ipotesi un po’ a metà, lo Schema volontario potrebbe diventare azionista della banca ligure con una quota importante, forse intorno al 30%.
Potrebbe essere l’ipotesi per qualche nuovo socio per farsi avanti: il Fondo non può per statuto prendere partecipazioni di controllo, quindi in caso andrebbe studiata una soluzione di compromesso. Tante possibili soluzioni, nessuna delle quali ancora sicura. Di certo c’è invece l’idea di fondo, con le banche che, con la sola eccezione di alcuni piccoli istituti, hanno detto sì per evitare il default di Carige.
Il presidente del Fondo di garanzia Salvatore Maccarone ha spiegato a tal proposito: “Siamo decisi a far bene quello che abbiamo deciso di fare e a presidiare il denaro che le banche hanno messo”. Nel futuro dovrebbe esserci un’aggregazione, per soddisfare le richieste della Bce in questa direzione.
Corsa contro il tempo: il piano per salvare Carige, una partita tutta da giocare