“Speriamo che l’Italia riconosca il nostro governo islamico e che riapra presto la sua ambasciata”. A dirlo è il portavoce dei talebani, Zabiullah Mujahid, intervistato da Mattia Sorbi di Repubblica che lo ha incontrato al ministero dell’informazione e della cultura di Kabul. Promettendo, nel tentativo di rassicurare sulle intenzioni del nuovo governo, che anche se “non ci saranno donne ministro, potranno lavorare nei ministeri oppure come poliziotte o infermiere. Potranno anche studiare all’università”.
Per contrastare la crisi economica, invece, i talebani puntano sulla Cina: “Pechino ci aiuterà a ricostruire il Paese, sarà il nostro partner principale”. Zabiullah Mujahid ha spiegato che, dopo la ritirata degli americani, “c’è un Paese da ricostruire. Abbiamo bisogno di sicurezza, rilancio economico e nuovi posti di lavoro. Per quanto riguarda la sicurezza, posso affermare che grazie al ritiro degli americani e alle nostre forze dell’ordine il problema è risolto. Rimane in salita la lotta alla disoccupazione e la creazione di un vero e proprio rilancio economico”.
“Tutti i soldi sono stati spesi per la guerra, ora è tempo di ricostruire. Per questo abbiamo bisogno di migliorare le nostre relazioni internazionali e accreditarci davanti ai governi di tutto il mondo. Siamo consapevoli che abbiamo davanti un lavoro enorme, ma stiamo ponendo le basi per una profonda trasformazione del Paese” ha poi aggiunto Zabiullah Mujahid, chiarendo che l’intenzione dei talebani è formare “un governo d’unità nazionale il più presto possibile. Vorremmo creare un governo snello con la metà dei ministeri di prima”.
Sui rapporti con Pechino, infine: “La Cina è il nostro partner principale e rappresenta per noi una fondamentale e straordinaria opportunità poiché è disponibile a investire e ricostruire il nostro Paese. Teniamo moltissimo al progetto “One belt, one road” che porterà a rivivere l’antica Via della seta. Inoltre possediamo ricche miniere di rame che grazie ai cinesi potranno tornare in vita ed essere modernizzate. Infine la Cina rappresenta il nostro lasciapassare verso i mercati di tutto il mondo”.
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