Se nella trasmissione “Da porta a porta”, condotta da Bruno Vespa, il neo vicepresidente Matteo Salvini ha pontificato, anche in senso letterale, sul nuovo governo come fosse il suo, nella sede istituzionale che conta, Giorgia Meloni, ha enunciato il discorso di novanta minuti che rappresenta il suo programma.
E le differenze con il pensiero di Salvini non sono poche. La questione economica, per esempio: “C’è un tema di povertà dilagante da non ignorare. Sua Santità Papa Francesco, a cui rivolgo un affettuoso saluto, ha di recente ribadito un concetto importante: ‘La povertà non si combatte con l’assistenzialismo, la porta della dignità di un uomo è il lavorò. Vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavoro per gli altri, la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro. Per come è stato pensato il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta.
Il patto fiscale, che nasce su basi molto diverse da quelle ipotizzate da Salvini: “Da questa rivoluzione copernicana dovrà nascere un nuovo patto fiscale, che poggerà su tre pilastri. Il primo: ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all’insegna dell’equità: riforma dell’Irpef con progressiva introduzione del quoziente familiare ed estensione della tassa piatta per le partite Iva dagli attuali 65 mila euro a 100 mila euro di fatturato. E, accanto a questa, introduzione della tassa piatta sull’incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente: una misura virtuosa, con limitato impatto per le casse dello Stato”. “Il secondo” punto del patto fiscale sarà “una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese (in particolare alle PMI) in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco”. “Tutele adeguate vanno riconosciute anche a chi dopo una vita di lavoro va in pensione o vorrebbe andarci. Intendiamo facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale, partendo, nel poco tempo a disposizione per la prossima legge di bilancio, dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno”.
Parlando di Sud, Meloni non ha menzionato il ponte sullo Stretto: “Sono convinta che questa svolta che abbiamo in mente sia anche l’occasione migliore per tornare a porre al centro dell’agenda Italia la questione meridionale. Il Sud non più visto come un problema ma come un’occasione di sviluppo per tutta la nazione. Lavoreremo sodo per colmare un divario infrastrutturale inaccettabile, eliminare le disparità, creare occupazione, garantire la sicurezza sociale e migliorare la qualità della vita. Dobbiamo riuscire a porre fine a quella beffa per cui il Sud esporta manodopera, intelligenze e capitali”.