Sei finti poveri ogni dieci controlli. In vista del reddito di cittadinanza è questo il dato allarmante rilevato dalla guardia di finanza nel 2018, sulle verifiche mirate ai beneficiari di prestazioni sociali agevolate ed esenzioni dai ticket sanitari. Su 8.847 persone controllate nei primi sei mesi di quest’anno, 5.435 non avevano le carte in regola per accedere alle agevolazioni che sono state già richieste o addirittura incassate. La sezione più colpita è la richiesta dei ticket sanitari agevolati, dove le irregolarità sfiorano il 90% (3.367 su 3.611 verifiche). Il trend è rimasto costante negli ultimi anni, dove un miglioramento sulle irregolarità si ha solo nel campo delle prestazioni sociali agevolate. Una trasformazione in positivo collegato probabilmente al nuovo Isee, l’indicatore della situazione economica del nucleo familiare, che prevede controlli preliminari delle Entrate e dell’Inps sulle informazioni dichiarate dai cittadini, e che proprio grazie a questo controllo incrociato e alla rilevazione della giacenza media sul conto corrente, ha “fregato” i furbetti di turno che si dimenticavano di dichiarare titoli e investimenti.
Nonostante la buona riuscita del meccanismo previsto per l’Isee tra gli apparati di controllo sui redditi dei cittadini richiedenti i sussidi, nella nota di aggiornamento al Def, l’indicatore economico non è presente tra i requisiti di accesso al al nuovo sussidio, dove ulteriori dettagli saranno forniti ad un prossimo disegno di legge. Restano quindi ancora incognite e dubbi su come il governo deciderà di fronteggiare gli evasori per il reddito di cittadinanza: intanto nei giorni scorsi il ministro dell’economia Giovanni Tria, ha chiamato la Guardia di Finanza per un piano anti abusi in vista del reddito di cittadinanza. L’operazione-verifiche, però, si annuncia imponente e complessa. Per quanto mirati, i controlli eseguiti negli ultimi anni dalla Guardia di Finanza coprono meno dello 0,5% dei potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza.
Quanto ai centri per l’impiego, che, riformati saranno in prima linea per la nuova misura, finora non hanno mai eseguito controlli. Inoltre, sono solo 552, rispetto agli 8mila Comuni attualmente coinvolti nel reddito d’inclusione (il Rei, che potrebbe essere assorbito dalla nuova misura). Il sottosegretario dell’Economia, Laura Castelli, ha annunciato verifiche tramite l’incrocio delle banche dati. Via potenzialmente efficace, ma soggetta al vaglio della privacy, come testimoniano le esperienze del redditometro e della precompilata. Di certo c’è la volontà dichiarata di far sì che le risorse vadano solo a chi ne ha davvero bisogno, ma comunque i database possono fare ben poco contro i finti poveri che incassano redditi in nero e fanno la spesa in contanti.
La volontà espressa durante un question time al Senato dal vicepremier Luigi Di Maio per fare in modo che a fruire del nuovo sussidio siano solo gli onesti, è stato affermare che truffare lo Stato con carte false con lo scopo di incassare il reddito di cittadinanza sarà un reato che potrebbe costare fino a 6 anni di carcere. In base alla normativa attuale, le sanzioni per chi bara su condizioni personali o reddito per avere benefici assistenziali consistono nella reclusione da 6 mesi a tre anni e nella multa tra 51 e 1.032 euro. Se il danneggiato è lo Stato o un ente pubblico, la pena sale da uno a cinque anni di carcere e multa da 309 a 1.549 euro.
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