La manovra simbolo del Movimento Cinque Stelle alle ultime elezioni, quel reddito di cittadinanza che ha permesso ai grillini di spopolare tra gli italiani. E che però ora potrebbe essere drasticamente rivista per mano dell’altra metà del cielo gialloverde, la Lega sempre più preoccupata dall’Europa e convinta di dover trovare mediazioni e compromessi su ogni fronte. Il Carroccio ha infatti rilanciato: “Dobbiamo coinvolgere di più il mondo produttivo ed evitare che il sussidio si possa tramutare in una misura assistenziale”.
Armando Siri, consigliere economico di Salvini e sottosegretario alle Infrastrutture, ha spiegato come il progetto della Lega sia
“erogare il reddito di cittadinanza direttamente all’azienda che si occuperà di formare e riqualificare il disoccupato. Sostanzialmente, l’impresa agirà da ‘sostituto d’imposta’, versando l’equivalente all’interessato. Che, al termine del periodo di formazione-lavoro, potrà essere assunto dalla stessa impresa, oppure mettersi sul mercato con un bagaglio di competenze aggiornato”.Per Siri si tratta di “un’opportunità in più, con l’obiettivo “di rendere più appetibile la misura agli imprenditori e ai cittadini che, soprattutto nel Nord, temono venga incoraggiato l’assistenzialismo”. Secondo il Sole 24 Ore, alla base della proposta c’è il mancato dialogo imprese-centri per l’impiego: “i centri pubblici non sono collegati tra loro, né con le altre amministrazioni come Inps, Agenzia delle Entrate, Camere di commercio. Il risultato è che i centri per l’impiego possiedono solo una piccola parte delle informazioni sulla carriera formativa e lavorativa di un disoccupato che cerca un posto di lavoro”.
In questo quadro, risulta difficile non solo che dai centri per l’impiego possa arrivare un’offerta di lavoro, ma anche che si possano effettuare controlli sulla reale attivazione da parte del disoccupato. Da queste criticità parte la proposta che la Lega vuole discutere con il vicepremier Luigi Di Maio.
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