Vittorio Sgarbi è un fiume in piena e una miniera di notizie durante l’ultima puntata di Piazzapulita. Il parlamentare è ospite nello studio di Corrado Formigli il 20 gennaio. Il conduttore è ansioso di sapere se Silvio Belrusconi sia ancora in corsa per il Quirinale. Sgarbi non si lascia pregare e comincia a raccontare alcuni interessanti retroscena.
“Il Cavaliere ha davvero gettato la spugna o ci crede ancora?”, domanda Formigli al suo ospite. “Abbiamo lavorato fino a sabato e dovevamo riprendere martedì. – racconta allora Sgarbi – Ho saputo che è mancato al funerale di Sassoli, gli ho suggerito di andare, ma il problema è che ha pensato che era meglio forse evitare. Poi non è andato neanche a Strasburgo per la nomina del successore di Sassoli. E quindi ho temuto che non sarebbe venuto martedì quando era prevista la ripresa”.
“Inizialmente io volevo che il centrodestra votasse Draghi. – prosegue Vittorio Sgarbi – Poi lui mi ha chiamato, proprio lui non un altro come Tajani, e mi ha detto ‘ce l’hai con me che non vuoi votarmi?’. Io ho risposto che ‘se tu mi chiedi un atto di lealtà, io ti voto. Ma quanti voti hai?’. Lui mi risponde che ne ha 100 in più e allora diamo a questi voti dei volti. E così abbiamo cominciato una serie di telefonate entusiasmanti, tutti euforici. Abbiamo parlato anche con Dessì che sta con il comunista Marco Rizzo, ma la gran parte erano ex M5S. Tutti hanno detto meglio Berlusconi di Draghi”.
“Berlusconi oggi mi ha fatto sapere da una fonte molto vicina a lui che si ritiene ancora in gara. – rivela Sgarbi – Quindi io il mio dovere non l’ho finito. Da quello che ho capito, la riserva la deve sciogliere presso gli alleati. Lui ha tempo fino a domenica per dire se ci sta. Ma non vedo entusiasmo per la sua candidatura da parte di Meloni e Salvini. Lui parte dall’idea che sia un riconoscimento dopo le tante ingiustizie patite dai magistrati. Rispetto ai candidati possibili mi ha detto ‘scusa, chi c’è meglio di me?’. Draghi non lo considera perché per lui deve restare a Palazzo Chigi. Ma se Berlusconi diventa presidente si va a votare. Se invece indicasse lui Draghi, a quel punto si indica contestualmente un presidente del Consiglio che determina l’effetto Conte. Il paradosso è che il governo che vorrebbe Draghi è di tutti, ma quello che si può realizzare, compreso Renzi, potrebbe essere senza il Pd”, conclude.
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