Il “paziente 1”, Mattia, è tornato finalmente a casa, un mese dopo la scoperta della sua positività al coronavirus, quando l’Italia guardava con apprensione la sua storia dalle televisioni senza immaginare cosa sarebbe successo al Paese nel giro di pochi giorni. A dare l’annuncio del miglioramento delle sue condizioni è stato Raffaele Bruno, primario del reparto malattie infettive dell’ospedale San Matteo di Pavia, che alle pagine di Repubblica ha raccontato: “Ora respira da solo, finalmente sta guarendo. Piange, perché sa che avrà la possibilità di veder nascere sua figlia”.
A capire per prima cosa stava succedendo a Mattia, il 20 febbraio 2020, era stata un’anestesista, Annalisa Malara, a Codogno. Quello era stato anche l’ultima volta che l’uomo aveva visto sua moglie Valentina, incinta e all’ottavo mese di gravidanza e anche lei avrebbe scoperto di lì a poco di essere positiva al coronavirus. Anche lei ce l’ha fatta, e a breve potrà diventare mamma. Mattia ha raccontato i giorni difficili vissuti in ospedale: “Ho tenuto duro perché sto per diventare papà. Mentre avevo il tubo infilato nella trachea ho pensato che, fossi stato solo, avrei mollato. Sono le vite degli altri a spingerci avanti”.
Ad assistere Mattia nella sua durissima battaglia sono stati anche il primario di virologia Fausto Baldanti e il primario del pronto soccorso di Codogno e di Lodi Stefano Paglia. E che oggi raccontano com’è la vita in prima linea, in lotta con la malattia: “Il 60% degli operatori sanitari ha contratto il virus. La maggioranza di loro è asintomatica. Per aiutare le persone a non morire in casa, senza assistenza, il personale sanitario va posto in isolamento: in ospedale, al lavoro”.
Una battaglia tutt’altro che terminata, quella per fermare il contagio. Con il nord ormai arrivato vicino al punto di non ritorno, i posti che non bastano per tutti, il personale che non riesce a star dietro a un’emergenza che vede il numero dei contagiati schizzare alle stelle giorno dopo giorno e quello dei morti, purtroppo, lievitare a sua volta. L’appello, in queste ore, è stato rivolto a tutti i cittadini della Lombardia: “Con il loro comportamento possono fare la differenza. Dobbiamo fare tutto il possibile per fermare la diffusione della malattia, altrimenti non possiamo reggere”.
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