Rabbia e frustrazione nel Movimento Cinque Stelle dopo la notizia dell’addio dal partito del senatore Ugo Grassi, che ha scelto di aderire al gruppo della Lega. Una notizia che era stata data con una nota dal partito di Matteo Salvini: “Diamo il benvenuto al senatore Grassi. Porte aperte per chi, con coerenza, competenza e serietà, ha idee positive per l’Italia e non è succube del Pd. Su riforma ed efficienza della giustizia e rilancio delle università italiane, col senatore Grassi lavoreremo bene”.
Grassi aveva spiegato la sua scelta in una lettera: “Il punto è che il mio dissenso non nasce da un mio cambiamento di opinioni, bensì dalla determinazione dei vertici del Movimento di guidare il paese con la granitica convinzione di essere i depositari del vero e di poter assumere ogni decisione in totale solitudine. Gli effetti di questo modo di procedere sono così gravi ed evidenti (a chi vuol vedere) da non dover neppure essere esposti”.
“Basti l’esempio della gestione dell’ex Ilva – prosegue Grassi – per dar conto dell’assenza di una programmazione nella gestione delle crisi. Oggi, forte di una reciproca stima costruita nei mesi appena trascorsi, la Lega, Partito sardo d’azione – Salvini premier mi offre, a fronte di un evidente fallimento della mia iniziale esperienza, una seconda opportunità per raggiungere quegli obiettivi”.
Immediata e durissima la reazione del leader del Movimento 5 stelle: “Se queste persone vogliono lasciare il M5S – tuona Luigi Di Maio – perché pensano che non ne avranno abbastanza potere, allora passino alla Lega ma non raccontino balle ai cittadini. Il tema del loro addio non è il Mes, gli hanno promesso qualcosa, un seggio o altro. Dicano quanto costa al kg un senatore per la Lega. Questa è la solita dinamica dei voltagabbana degli ultimi 20 anni e che noi, come M5S, abbiamo sempre combattuto”.
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