Non si parla d’altro da giorni, tra i tanti calciofili italiani che attendono con ansia la fine di un conto alla rovescia ormai agli sgoccioli, quello che li separa dalla messa di onda del famigerato servizio di Report che andrà in onda stasera e che ha fatto già discutere, e parecchio. Le anticipazioni che hanno iniziato a circolare nell’etere hanno infatti alzato il velo su un rapporto, quello tra la Juventus e gli ultras, pieno di zone d’ombra. E che rischia di costruire nell’immaginario comune l’idea di una Vecchia Signora schiava di un mondo del tifo organizzato ancora oggi sporcato dalla malavita. A muoversi in questo scenario è il giornalista Federico Ruffo. Che ha intervistato, tra i tanti, un volto del passato, l’ex fedelissimo bianconero Bryan Herdocia, aprendo uno squarcio sul bagarinaggio e sugli ingenti guadagni che i tifosi più estremi riescono a realizzare: “Hanno smaltito i biglietti a 250 sterline, anche se in origine costavano 35” si sente dire, con riferimento a una trasferta inglese in Champions League.
Ma sono soprattutto gli spaccati dell’indagine Alto Piemonte (quella sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Torino) a far discutere. La procura Figc aveva avanzato l’ipotesi di un “patto occulto” tra Juve e tifosi, con i dirigenti costretti a scendere a patti con gli ultras sulla base di un accordo di 4 anni e un minimo di 1500 biglietti forniti a partita, ottenendo in cambio il rispetto dell’ordine pubblico da parte di sostenitori che si arricchivano nel frattempo rivendendo i tagliandi. Il processo sportivo non ha evidenziato coinvolgimenti del club. Ma restano misteri inquietanti, in quel rapporto inquinato con le frange estreme della curva. Su tutte, il suicidio di Raffaello Bucci detto Ciccio, collaboratore della Juve, ex vertice degli ultrà e informatore della polizia e dell’intelligence. Report parla di Bucci come di un uomo carismatico, temuto, finito in galera in passato per rapina e diventato il gestore dei rapporti tra la Juventus e la tifoseria.
Bucci era anche una sorta di “tesoriere” dello storico gruppo di tifosi Drughi e, secondo quando emerge dal servizio in onda nelle prossime ore, l’uomo che gestiva una grossa parte dei proventi del bagarinaggio. Il giorno dopo essere stato interrogato dai magistrati di Torino, si era si lanciato da un viadotto dopo un breve viaggio con un Suv ricevuto in dotazione dalla Juve. Nelle intercettazioni tra dirigenti e figure legate in passato al club emerge come Bucci fosse terrorizzato, convinto che gli avrebbero ammazzato il figlio, probabilmente per quelle sue testimonianze scomode e forse perché il suo ruolo di informatore delle autorità era venuto alla luce. In una telefonata anche uno scioccato Leonardo Bonucci, ora tornato a Torino dopo una breve parentesi al Milan, viene informato della sua morte e di come Bucci si sentisse ormai circondato.
Report ha intervistato anche Andrea Puntorno, leader del gruppo ultras Bravi ragazzi, ottenendo conferme sui guadagni stellari per i tifosi derivanti dal bagarinaggio: “Nella partita con il Real Madrid il prezzo dei biglietti si
ricaricava anche di duecento euro. Così mi sono comprato due case e un’Audi”. Soldi a palate, in una commistione tra tifosi e malavita del sud Italia sempre più forte col passare degli anni. Con un club, il più forte d’Italia sul campo, costretto a chinare il capo secondo l’autore del servizio. A sintetizzare la situazione, il ruolo dell’ormai ex amministratore delegato del club Beppe Marotta. Nel 2013 aveva avuto un contatto con Rocco Dominello, fondatore di un finto gruppo ultras ed esponente assieme al padre della cosca Pesce-Bellocco di Rosarno. Marotta gli aveva regalato cinque biglietti e aveva concesso un provino al figlio di un amico (tra l’altro infruttuoso). Altri tasselli di un puzzle che se sul piano giudiziario è ormai pressoché archiviato, lascia l’idea, amarissima, di una criminalità organizzata ancora oggi così forte, in Italia, da battere fuori dal campo anche le squadre più forti.
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