La proposta di ridurre l’orario lavorativo per rilanciare l’occupazione è non solo “possibile, ma anche indispensabile”. Ne è convinto il sociologo Domenico De Masi che, in un’intervista a Libero, ha spiegato che la misura, per quanto difficile da applicare, sia necessaria e non debba essere accompagnata da una riduzione del salario. Rammaricandosi, lui che storicamente si è sempre definito di sinistra, di come proprio a sinistra questo concetto non sia compreso.
Il riferimento che ha fatto il sociologo è alle critiche che la Cgil ha indirizzato al presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che aveva avanzato questa proposta. Secondo De Masi, il mondo dell’occupazione è stato modificato radicalmente negli ultimi anni e proprio per questo ha senso la proposta della riduzione dell’orario di lavoro: “
È cambiato il lavoro. Non si producono più bulloni ma idee. Riducendo il lavoro aumenta la produttività”.Un processo simile è avvenuto nell’industria: “Soprattutto. Perché adesso le nuove macchine saranno ovunque. Meno lavori più produci, perché l’uomo potrà solo far lavorare le macchine”. Un’idea che tra l’altro non è del tutto nuova visto che, ha aggiunto De Masi: “Anche Giovanni Agnelli, nonno dell’avvocato Gianni, aveva avanzato questa ipotesi. Ma i tempi non erano maturi per una rivoluzione simile”.
De Masi ha poi attaccato la sinistra, spiegando che quando nel 2003 si era avvicinato ai Cinque Stelle aveva ricevuto insulti e critiche: “Mi hanno detto traditore, frivolo, rimbecillito. Mi divertivo a vedere le reazioni. Renzi? Ha portato caos e analfabetismo: ma era un processo globale. Il liberismo è diventato neoliberismo. Tutti i professori, tutti i governi, tutti gli stati sono diventati neoliberisti. Ed è aumentato il divario tra poveri e ricchi. Il Pd, con questi numeri, o capisce che si deve alleare con il M5s (oppure) governerà Salvini per altri cento anni”.
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