Il super green pass potrebbe essere solo questione di ore. Anche se al momento non c’è niente di definito, sembra proprio che nel prossimo Consiglio dei Ministri di giovedì 16 settembre, il governo Draghi possa dare il via libera ad una estensione dell’uso della certificazione verde. Il nuovo green pass sarà sicuramente obbligatorio per tutti i dipendenti pubblici. Ma anche per quelli del settore privato lo stesso destino sembra segnato.
A movimentare la vigilia del CdM ci pensa Matteo Salvini. Il leader della Lega nega che, fino a questo momento, gli sia stato presentato un testo definitivo sul super green pass. Ma fa polemicamente notare che, nel caso in cui il premier Draghi dovesse decidere in questo senso, l’Italia sarebbe l’unico Paese europeo ad adottare una legislazione così restrittiva sul Covid-19. Persino più della Francia di Emmanuel Macron che, nel luglio scorso, ha inaugurato l’epoca del green pass.
Le carte in mano a Salvini non sembrano però vincenti. A mettere i bastoni tra le ruote all’ex ministro dell’Interno ci hanno pensato persino ‘colonnelli’ del suo partito. I governatori leghisti del Nord come Luca Zaia, Massimiliano Fedriga e Attilio Fontana, infatti, hanno aperto decisamente all’ipotesi del super green pass. Stessa linea seguita dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.
All’interno del Carroccio, dunque, sembrano in pochi coloro che rimangono attestati sulla linea dura del no-pass. A cominciare dal deputato Claudio Borghi, tra i più scettici rispetto alla legislazione di emergenza adottata per contrastare la pandemia. Ma anche l’europarlamentare Francesca Donato si è resa protagonista di diversi scontri televisivi. Secondo lei, infatti, andrebbero privilegiate le cure domiciliari contro il Covid, come quella a base della tanto discussa ivermectina. Le obiezioni leghiste al super green pass dovrebbero comunque essere spazzate via nelle prossime ore, quando verosimilmente il decreto sarà approvato in CdM.
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