C’è Angela Merkel, c’è Emmanuel Macron. C’è il nostro premier Giuseppe Conte. Tutti riuniti alla stessa tavola, per discutere dell’accordo trilaterale sulla Libia. A chi di loro l’onore di sedere a capotavola? Domanda banale ma non troppo, perché se è vero che non è certo quello il dettaglio chiave dello scatto, altrettanto corretto è sottolineare come in certe situazioni ogni piccolo particolare venga curato in maniera minuziosa. E allora non può che sorprendere la scelta fatta dai capi di Stato dei tre Paesi: qualsiasi risposta abbiate dato alla domanda precedente, infatti, sappiate che avete sbagliato.
Al centro della scena non c’era nessuno dei tre leader bensì Rocco Casalino, portavoce e capo dell’ufficio stampa del presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte. La cosa non è sfuggita a molti osservatori che, di fronte a quelle sequenze mandate in onda dai telegiornali italiani, si sono chiesti come mai proprio all’ex concorrente del Grande Fratello sia toccato un onore simile, dubitando anche della bontà della scelta che per qualcuno poteva sfociare anche nel vero e proprio “delirio di onnipotenza”. Il vertice era stato indetto per discutere dell’accordo tra la Libia e la Turchia sulla delimitazione della giurisdizione marittima dei confini, condannato dall’Unione Europea in quanto non rispettoso dei diritti del mare.
E d’altronde, però, Casalino continua a ritagliarsi giorno dopo giorno un ruolo sempre più importante, costringendo gli analisti a tenere sott’occhio ogni sua dichiarazione. Nelle scorse settimane, dalla sua bocca erano uscite parole che avevano fatto pensare alla nascita imminente di un partito del premier Conte: “Mi auguro che il governo duri… Non escludo di candidarmi, nel Movimento sentono la mia mancanza”.
Una frase che era suonata come un duplice indizio. Da un lato la possibilità che Conte desse vita a stretto giro a una propria formazione, dall’altra che la sorte del governo fosse più o meno segnata e che la caduta sarebbe avvenuta in tempi non certo lunghi. Di sicuro, Casalino continua a esercitare una forte influenza sul premier. E a quanto pare, anche i capi di Stato europei se ne sono ben accorti, tra un brindisi e l’altro.
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