Il Papa sottovaluta l’amore degli animali e semina odio, afferma il veterinario Vincenzo Minuto in una lettera aperta che ha scritto al Pontefice. Nel suo messaggio, Minuto evidenzia come il Papa Francesco stia creando una contrapposizione tra chi ama gli animali e chi ama i bambini, cosa che l’autore ritiene sia errata e divisiva. “Chi ama la vita riconosce il dolore, negli occhi di un bambino o di un animale”, afferma Minuto, “l’amare vuol dire immedesimarsi, capire, ascoltare, quella dell’amore è una ginnastica quotidiana e non è mai divisiva”.
Il veterinario fa anche riferimento a San Francesco d’Assisi, noto per il suo amore per gli animali e la natura, e afferma che il santo aveva ragione a parlare agli uccellini, scrivere il Cantico delle Creature e ammansire il lupo di Gubbio. Minuto chiede al Papa se veramente crede che la fame nel mondo sia dovuta allo spreco di risorse per acquistare le crocchette per animali domestici, e lo invita invece a preoccuparsi di altre questioni come le spese per la ristrutturazione degli immobili dei cardinali e gli spot autocelebrativi per l’8 per mille.
Il veterinario afferma anche che gli animali hanno il potere di salvare vite umane e migliorare la salute mentale delle persone. “Chi non ha mai avuto un cane o un gatto non riesce minimamente ad immaginare il mondo di amore che queste creature sanno donare”, sostiene Minuto. Il veterinario conclude la sua lettera citando un passo del Vangelo che invita a fare l’elemosina senza cercare l’approvazione degli altri, e chiede al Papa di riflettere sulla sua posizione nei confronti degli animali e degli amanti degli animali.
La lettera del veterinario Vincenzo Minuto è un richiamo alla necessità di riconoscere l’importanza degli animali nella vita degli esseri umani e di rispettare chi ama gli animali. Le sue parole sono una denuncia delle posizioni del Papa Francesco, che sembra non comprendere la portata dell’affetto che gli animali possono suscitare nell’uomo. La lettera di Minuto è un appello all’amore e alla compassione, valori che dovrebbero essere alla base di ogni comunità, religiosa o meno.