In Italia un viaggiatore su quattro è alla ricerca di buon cibo: il 29,9% degli stranieri e il 22,3% degli italiani. Il turismo enogastronomico è la fonte più redditizia nel nostro Paese,che nel 2017 ha segnato un giro d’affari di 223 milioni spesi dai turisti stranieri, il 70% in più di quanto si spendeva nel 2013 (131 milioni). Il viaggiatore straniero che ha scelto le nostre destinazioni per gustare le eccellenze enogastronomiche, ha speso, in media 149,9 euro al giorno, rispetto ai 128,7 euro investiti nella vacanza culturale, 122,9 euro spesi quella sportiva, 109,3 euro per la montagna, 103,9 euro per la vacanza verde/agriturismo, 90,2 euro per il mare, 85,2 euro per la vacanza al lago.
A segnalarlo è l’Osservatorio Nazionale del Turismo a cura dell’Ufficio Studi Enit – Agenzia Nazionale del Turismo, che ha elaborato un report sul turismo enogastronomico in concomitanza con la terza edizione della settimana della cucina nel mondo (19-25 novembre), incrociando dati Bankitalia e Unioncamere-Isnart. Per Enit, sono due i fattori dell’offerta enogastronomica italiana che danno valore aggiunto al settore: da una parte il legame radicato con i territori e la valorizzazione delle produzioni locali nei piatti, dall’altra la capacità di estendere la stagionalità dei flussi turistici durante tutto l’arco dell’anno.
I primi mercati di origine che generano i maggiori introiti per vacanza enogastronomica in Italia sono: Stati Uniti (45,5 milioni di euro), Uk (25,4 milioni), Austria (18,7), Svizzera (17), Francia (16,5), Canada (11,6), Brasile (11,5), Germania (10), Danimarca (8,1), Belgio (7,2). In termini di quota percentuale, l’incidenza di ognuno dei primi dieci Paesi è la seguente: Usa 20,4% (un quinto), Regno Unito 11,4%, Austria 8,4%, Svizzera 7,6%, Francia 7,4%, Canada 5,2%, Brasile 5,1%, Germania 4,5%, Danimarca 3,6%, Belgio 3,2%. I pernottamenti generati nel 2017 dalle vacanze enogastronomiche sono stati 1,5 milioni, cresciuti del 50% nell’ultimo quinquennio.
Il report di Enit prende anche in esame l’offerta enogastronomica italiana, mettendo in evidenza che l’Italia è il Paese dell’Unione europea con più riconoscimenti di prodotti alimentari DOP (Denominazione d’origine protetta) e IGP (Indicazione geografica protetta) nel food. Con 293 riconoscimenti (la crescita dal 2007 al 2010 è del 35%) l’Italia si posiziona prima della Francia (245) e della Spagna (190). Insieme, i tre Paesi concentrano il 54% di prodotti DOP e IGP registrati dall’UE.
In sensibile sviluppo, infine, anche il settore dell’agriturismo. Secondo il Rapporto dell’Osservatorio nazionale del turismo, le aziende che operano nel comparto, infatti, sono oltre 23mila (2017), mettendo a segno un incremento del 3,3% nel periodo 2017/2016. Le attività agrituristiche, in prevalenza, sono localizzate nei comuni classificati come aree interne (61,6% del totale delle aziende agrituristiche). Grosseto, Castelrotto e Appiano sulla Strada del Vino (Bz) e Noto (Sr) sono i comuni con la più alta concentrazione di agriturismi.
Le imprese autorizzate nell’esercizio di altre attività agrituristiche (equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi, sport) hanno fatto registrare un incremento del 4,3% nel 2017 rispetto all’anno precedente (12.986 strutture). Mentre in 1.547 agriturismi (+3,3% sul 2016, 12% del totale) viene svolta l’attività di fattoria didattica, nell’ottica di aiutare i turisti a scoprire le dinamiche della vita quotidiana delle fattorie, contribuendo alla preservazione del territorio.
Ti potrebbe interessare anche: Aprire un’azienda agricola nel 2018: avviare un agriturismo