I dati sull’occupazione femminile
Le imprese donne in Italia e nel mondo continuano ad avere grossi problemi, nonostante i dati parlino di tendenze in crescita per quanto riguarda l’occupazione femminile e le opportunità di carriera. In generale la principale difficoltà sta nel fatto che le donne devono spesso occuparsi anche di casa e famiglia e il mondo del lavoro non tiene abbastanza in considerazione questi fattori, quindi a lungo andare molte mamme e mogli decidono di abbandonare la propria occupazione.
Il desiderio di curare la famiglia è al vertice della classifica sui principali motivi di abbandono del posto di lavoro e circa il 40% delle donne fa questa scelta, mentre tra gli uomini soltanto il 3% imbocca questa via. L’Isfol ha condotto studi approfonditi su un campione di donne tra i 25 e i 45 anni, segnalando un timido miglioramento per quanto riguarda le offerte del mercato del lavoro per il mondo femminile.
Dall’altra parte, va evidenziato un netto calo nell’occupazione delle giovani ragazze, visto che si sono calcolate 45000 lavoratrici in meno rispetto agli ultimi trimestri. Ciò sarebbe dovuto a carenze nei servizi e nella flessibilità che dovrebbe essere garantita ad ogni donna. Per le lavoratrici tra i 25 e i 45 anni dopo la nascita del primo bambino il tasso di occupazione scende dal 63% al 50%. Quando nasce il secondo figlio le percentuali crollano ulteriormente.
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La situazione in altri Paesi
Non sempre le imprese donna nel mondo del lavoro terminano per una scelta volontaria della lavoratrice. In molte sottolineano che la propria attività lavorativa è terminata a causa della scadenza del contratto e, per un’altra buona parte, in seguito al licenziamento o alla chiusura delle aziende.
In altri Paesi la situazione è diversa e ad esempio la Danimarca dimostra come, con pochi semplici accorgimenti, le cose possano migliorare notevolmente. Le politiche sociali danesi prevedono asili e università gratuite e un anno di maternità o paternità retribuiti al 100%. Il premier danese è donna, così come 9 ministri e gran parte dell’esecutivo.
Recenti studi di Banca d’Italia hanno evidenziato che, se gli impegni presi a Lisbona fossero rispettati, l’occupazione femminile raggiungerebbe il 60% e il PIL crescerebbe del 7%. Se nei Paesi del nord questa situazione ideale è da tempo realtà, nel sud dell’Italia la disoccupazione femminile sfiora il 16% e il 64% delle donne non ha la minima intenzione di cercarsi un lavoro.
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I benefici dell’assunzione delle donne
Che le imprese donne siano positive per il mondo del lavoro non è certo un mistero e varie ricerche hanno mostrato quanto la vita produttiva possa migliorare con risorse femminili. Nelle aziende in cui le donne raggiungono i vertici e sono in grado di esprimere liberamente la propria originalità, i riscontri sono persino migliori.
Il Rapporto Nazionale sull’Imprenditoria Femminile, diffuso da Unioncamere, dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Dipartimento per le Pari Opportunità, ha reso noto che nel 2011 le imprese italiane gestite da donne sono aumentate di numero e sono cresciute ben di più di quelle gestite da uomini, resistendo meglio alla crisi.
Cerved Group e Manager Italia, dopo aver condotto l’indagine Le donne al vertice delle imprese, hanno dimostrato che una maggiore presenza femminile negli organi decisionali migliora le performance aziendali, riduce i rischi di default, promuove l’impegno delle risorse umane femminili nell’impresa e in tutto il Paese, dando un nuovo stimolo all’intera economia.
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