Il 17 dicembre 2018 è una data da segnale in rosso sul calendario, e non certo per un lieto evento al quale prendere parte: quel giorno, infatti, i proprietari di immobili si troveranno a pagare Imu e Tasi, le imposte locali da versare e che ammonteranno, complessivamente, a circa 10 miliardi di euro complessivi. A preoccupare però è il futuro. Al momento non sono infatti previsti aumenti, ma Il Giornale mette nel mirino il prossimo anno, il 2019, lanciando l’allarme.
L’ipotesi tracciata dalla testata è infatti quella del riavvio della leva fiscale che dà l’opportunità ai Comuni di poter aumentare le tasse locali. L’Imu e la Tasi non sono dovute comunque sull’abitazione principale e anche sulle pertinenze come ad esempio i box, le cantine o i solai per tutte le case che rientrano all’interno di alcuni parametri catastali. Sarà obbligatorio invece il versamento per tutte le abitazioni principali considerate di “maggior pregio” come quelle di categoria A1, A8 e A9.
L’Imu inoltre riguarda tutti i proprietari di immobili usati come seconde case, ma anche i fabbricati affittati o gli sfitti. L’Imu, va ricordato, si paga anche sugli immobili in uso gratuito. L’Imu e la Tasi inoltre dovranno essere pagate anche per i negozi, gli uffici e i capannoni industriali.
La Tasi è anche pagata dagli inquilini per le case in affitto. Il periodo a ridosso del Natale è dunque uno dei più delicati per i possessori di una casa
Casa dolce casa: Imu e Tasi unificate, l’ultima idea del governo che stravolge la tassazione. Cosa succede