La web tax è divenatata realtà. La proposta di mettere una tassa sulle transazioni digitali è stata approvata grazie ad un emendamento, sul tema, alla legge di Bilancio. Per l’Italia si tratta della primissima volta in cui viene regolarizzata una imposta simile. Si tratta dunque di una flat tax del 6%, applicabile sulle prestazioni di servizi effettuati su mezzi elettronici.
Per quanto riguarda i soggetti interessati, non sono comprese le imprese agricole e tutti quei soggetti che hanno aderito al regime forfettario e a quello di vantaggio per i contribuenti di minori dimensione. Se la legge passerà in questi termini, ne faranno le spese sole le aziende di grandi dimensioni che operano nel settore.
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La web tax sarà attiva per il 2019
Cosa sarà effettivamente oggetto della tassazione? I provvedimenti attuativi che dovranno rendere a tutti gli effetti operativa la web tax sono 3: in primo luogo servirà il perimetro di base imponibile da fissare entro il 30 aprile 2018. Poi, nei successivi due mesi sarà il il direttore dell’agenzia delle Entrate a dover indicare le modalità di segnalazione di tutte le operazioni effettuate con mezzi elettronici al Fisco. Infine L’Agenzia delle entrate avrà il compito di chiarire gli adempimenti dichiarativi e di pagamento della web tax.
L’obiettivo del governo sembra appunto quello di tassare i ricavi della pubblicità per la rete, 1,9 miliardi di euro solo nel 2016. Anche se è necessario delimitare al meglio l’area di competenza, visto che in ricavi da pubblicità rappresentano solo una piccola parte del settore commerciale digitale in Italia.
Per quanto riguarda il credito d’imposta esso viene riconosciuto alle imprese che risultano essere residenti in Italia, che devono versare la web tax sulle transazioni.
Lo spesometro sarà lo strumento in grado di monitorare le imprese che dovranno versare il 6% sulle transazioni digitali. Il Fisco potrà dunque controllare chi esercita l’attività online in quanto residente in Italia e chi non lo è.
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Previsioni positive
Le previsioni sono buone, almeno per lo Stato, in quanto la Ragioneria prevede un introito di circa 114 milioni l’anno. Secondo le previsioni l’Erario vedrà i primi afflussi solo nel 2020, in quanto i 114 milioni già previsti per il 2019 giungerebbero dalle ritenute d’imposta applicate dalle banche ai soggetti che non sono residenti.
Per quest’ultimi, le banche e gli intermediari finanziari devono ricoprire ilm ruolo di sostituti d’imposta, applicando anche una ritenuta d’acconto (con l’obbligo di rivalsa per chi percepisce i corrispettivi).
Infine per le imprese residenti in Italia ci sarà un credito d’imposta di ugual misura dell’imposta versata sulle transazioni digitali. Il modello da utilizzare? L’F24, solo in formato digitale.