“Fare il ministro non è un ‘one man show’ ma un lavoro di squadra. Devi riuscire a coordinare e a dirigere uno staff e devi sapere ingoiare rospi dalla mattina alla sera pur di portare avanti un programma. E Sgarbi non è adatto a questo ruolo”, così Roberto D’Agostino, direttore di Dagospia, in un’intervista all’AdnKronos, dalla cui redazione si sono ricordati di uno dei momenti più trash della televisione italiano, quando i due arrivarono alle mani nella trasmissione Mediaset di Giuliano Ferrara.
“Il consiglio che posso dare a Sgarbi è di lasciare perdere, di salvarsi, lo dico per la sua salute mentale – continua il giornalista – Fare il ministro è completamente diverso dal lavoro solitario di un critico d’arte che fa una mostra e dice la sua sugli altri. Quando vai a fare il ministro cambia la musica, lo spartito è diverso”.
“La politica è fatta di rapporti, mediazioni, relazioni e contatti. Lui è un uomo di cultura e ha conoscenza e competenza della materia, fa divertire e crea titoli, i giornali campano grazie a Sgarbi, ma non ce lo vedo lì, chino, con il Capo di Gabinetto e con alle spalle una macchina del potere che ti stritola. La macchina ministeriale prevede molta molta pazienza la capacità di stare seduto sedici ore con tutti i guai che ti piovono addosso”.
“Tutto il groviglio burocratico italiano non può certo essere sbrogliato dal carattere di Sgarbi – dice ironico – Lui ha una ambizione legittima ma lontana da quella che è la realtà. Deve mettere i piedi per terra. Se va a fare il ministro prende un frontale che gli basta per tutta la vita. Oltretutto siamo in un momento molto difficile per il nostro paese, c’è una guerra, non è il caso di aggiungere anche i fuochi d’artificio”.
Conclude così, con sarcasmo, il giornalista, sorvolando sulle numerose esperienze politiche già affastellate da Sgarbi, non certo luminosissime, ma che non ne fanno un personaggio di primo pelo.