“Giorgia ha chiamato la mamma alle 5 del mattino per dirle che stava rientrando”. Queste parole, cariche di una straziante ironia del destino, risuonano con forza nelle orecchie dei presenti al Cimitero di San Michele. Era un messaggio di routine, rassicurante, quello di una figlia verso una madre. Pochissime ore dopo, però, quel ritorno tanto atteso si è trasformato in un addio definitivo.
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All’ingresso della camera mortuaria, l’immagine di un Mirko Banchero devastato dal dolore si staglia contro la luce pomeridiana. Accanto a lui, un amico cerca di offrire conforto, ma le parole sono superflue in un momento così crudo. I corpi di Giorgia, insieme a quelli di Najibe Zaher, Alessandro Sanna e Simone Picci, sono lì, testimoni muti di un incidente stradale che ha spezzato in un attimo giovani vite piene di promesse.
La notizia dell’incidente si è propagata veloce, ed ha portato con sé una scia di incredulità e disperazione. Parenti e amici, in un misto di dolore e speranza, si sono riversati nel cimitero, sperando forse che fosse solo un brutto sogno. Ma di fronte alla realtà dei fatti, molti hanno trovato difficile trovare parole adatte. “Era una normale uscita del sabato sera con gli amici”, ha sussurrato Banchero, cercando di dare un senso a ciò che appare inspiegabile.
Mentre il dolore si fa strada tra gli abbracci, i sussurri e le lacrime, emergono i primi dettagli sul tragico incidente. “Non sappiamo come sia andata, non si sa chi guidava”, riflette un conoscente, mentre altri riportano di un impatto violento dell’auto contro un marciapiede, con una ruota che si è staccata, diventando forse la causa della tragedia.
In questo scenario di cordoglio, le parole dello zio di Alessandro Sanna riecheggiano come un monito universale: “Non c’è niente che si possa dire in questo momento”. Una comunità intera piange la perdita di questi giovani, mentre cerca di abbracciare le famiglie nello sconforto più profondo.