Jerome Mc Carthy e Philip Kotler non sono solo luminari del marketing, ma sono soprattutto degli eccellenti esperti di storytelling. Saper spiegare un concetto enormemente vasto con semplicità è un grande dono per tutti coloro che hanno voglia di migliorare le proprie conoscenze. McCarthy, con le sue quattro P del marketing ha saputo schematizzare la sua teoria, mentre a Kotler, che ha ripreso il concetto con grande chiarezza, va ascritto il merito di averla resa facile da ricordare.
Prezzo, Prodotto, Posizionamento e Promozione. Il fatto di rappresentare le 4 componenti del marketing mix, associando il fatto che iniziano tutte con la stessa lettera, fissa nella memoria anche il loro significato, facilitando quindi la comprensione generale della teoria.
Da molto tempo affrontiamo l’ingombrante tema dell’Innovazione, in tutte le sue sfaccettature. Mettiamo enfasi quando l’innovazione è disruptive e quando effettivamente il risultato trova spazio sul mercato.
Le aziende innovative, votate alla creazione di prodotti e servizi “smart”, hanno implementato strategie e messo in campo risorse e scienziati per assicurarsi un vantaggio competitivo in piena quarta rivoluzione industriale.
Così ci siamo divertiti a razionalizzare tutta la letteratura prodotta sull’argomento identificando le 4 “I” dell’Innovation Mix.
I come Intelligenza
L’intelligence necessita di un elemento essenziale: il dato.
Anzi, per essere intelligenti si ha bisogno di enormi moli di dati, quanto più raffinati possibile. Alla base dell’Innovazione deve esserci la capacità di acquisire dei dati e creare algoritmi in grado di evolverli proprio come farebbe un cervello umano. Tanti anni fa, un certo Alan Turing ha creato il primo elaboratore informatico inventandosi un linguaggio in grado di fornire istruzioni a una macchina. Oggi la sfida è quella di rendere la macchina intelligente e ottenere istruzioni da quest’ultima.
Possiamo concludere che, i “big data” sono il carburante di un progetto innovativo, mentre l’Intelligenza, sia artificiale che umana, è un ingrediente imprescindibile.
I come Intuito
L’intuito è forse l’elemento dell’Innovation Mix più etereo. Si tratta di una qualità che pochi possiedono ma che è di cruciale importanza. L’intuito serve a capire prima degli altri che un determinato meccanismo inesistente è in grado di impattare positivamente sul mercato. Con il senno di poi, certe intuizioni sembrano banali, ma se le contestualizziamo, se hanno prodotto risultati significativi, devono sempre essere accompagnate dall’aggettivo “geniali”.
Per fare un esempio volutamente banale, quando Steve Jobs tornò nella sua Apple e, tenendo in mano il pennino di un vecchio Touch Pad disse “a che serve una penna se abbiamo il dito?”. Da una semplice intuizione è in effetti nato il progetto che ha dato vita al primo iPhone con schermo “touch” perfettamente utilizzabile con il dito.
I come Immaginazione
L’immaginazione è legata all’Intuito ma è un ingrediente che necessita di requisiti diversi. Non si tratta di un concetto onirico ma anzi, è legato alla straordinaria capacità di ipotizzare con realismo le caratteristiche di un contesto futuro ed il ruolo che un innovazione può avere nella sua determinazione.
Molte innovazioni si basano infatti su ipotesi di mercato o sociologiche irrealistiche, e per questo falliscono miseramente.
L’immaginazione è quello che permette di proiettare nel futuro una dinamica innovativa, se non addirittura la facoltà di creare uno scenario futuro possibile proprio grazie ad un certo pezzo d’innovazione.
Quando Reid Hoffman, chiusa l’esperienza PayPal, decise di lanciare Linkedin, scrisse un business plan che definire immaginifico è riduttivo. In quel business plan emerge una visione del mondo del lavoro proiettata nel futuro che, successivamente, non solo si è rivelata fondata, ma che la stessa Linkedin ha contribuito a generare.
Reid Hoffman ha avuto il grande merito di immaginare quali dinamiche avrebbero regolato la ricerca e l’offerta di lavoro online e la sua innovazione lo ha reso uno dei 500 uomini più ricchi del mondo secondo Forbes.
I come Irriverenza
L’irriverenza ha sicuramente un significato negativo. Vuol dire letteralmente “mancanza di rispetto”. Questo sarebbe vero se l’irriverenza fosse nei confronti delle persone.
In realtà una buona dose d’irriverenza è necessaria nei confronti delle regole e dei dogmi accettati dalla società.
Per essere dirompente un’innovazione deve rompere delle regole e crearne di nuove ed è risaputo che molti geni e scienziati si sono comportati in modo irriverente nei confronti di tali regole.
L’irriverenza verso le regole è ciò che ha consentito a John Forbes Nash di formulare, con la sua teoria dei giochi, lo straordinario teorema dell’equilibrio. L’irriverenza verso il mondo delle auto a carburante è stato l’impulso che ha spinto Elon Musk a creare il mondo Tesla, che si spinge ben oltre l’elettrificazione del settore automobilistico.
Ci sarebbe una quinta “I” che è necessario non dimenticare e che riguarda la capacità d’Investimento. Per innovare bisogna investire saggiamente, ma questo più che un ingrediente è una necessità!