Cos’è l’industria 4.0
L’industria 4.0, italianizzazione dell’industry 4.0, è quella che sempre più esperti concordano nel definire una quarta rivoluzione industriale. In tanti hanno colto questo cambiamento come un’occasione per investire fondi ed emanare nuovi piani governativi, ignorando però quali sono i meccanismi che stanno rivoluzionando la realtà produttiva, verso una digitalizzazione della manifattura.
Una recente ricerca di Markets&Markets spiega che il valore di mercato del segmento interessato da tale rivoluzione è notevole, in quanto entro il 2022 potrebbe arrivare a sfiorare gli oltre 152 miliardi di dollari. In Italia il giro d’affari avrebbe prodotto 1,8 miliardi di euro solo nel 2016.
La più importante innovazione dell’industria 4.0 riguarda l’uso di macchinari e dispositivi connessi al Web, per analizzare le informazioni con strumenti multimediali e gestire i cicli produttivi in un modo più flessibile. Le tecnologie impiegate connettono sistemi fisici e digitali, monitorando ogni debolezza e punto di forza della produzione attraverso funzioni robotiche e dispositivi di analisi e gestione dati. Ad avviare e guidare la rivoluzione industriale sarebbe la Germania, ad oggi tra i Paesi più all’avanguardia.
Gli investimenti in Italia
In Europa le principali potenze non hanno perso tempo, approvando una serie di progetti per estendere la rivoluzione industriale all’intero sistema imprenditoriale. Ad oggi si parla di Industrie 4.0 in Germania, Smart Industry nei Paesi Bassi, Industrie du Futur in Francia, High Value Manufacturing in Inghilterra. In Italia è stato il Mise a proporre un Piano nazionale industria 4.0, con l’obiettivo di stanziare circa 10 miliardi di euro in più in investimenti privati entro il 2020, passando così dagli 80 miliardi attuali ai 90 miliardi.
Accanto a ciò si parla di una crescita della spesa privata per la ricerca, lo sviluppo e la mobilitazione, con particolare attenzione alla promozione e alla crescita delle start up e degli investimenti early stage. Oltre a dover recuperare il ritardo rispetto agli altri Paesi dell’UE c’è da investire nel capitale umano e nella formazione di figure professionali capaci di offrire le qualifiche necessarie.
Marco Taisch, docente presso la School of management del Politecnico di Milano, spiega chiaramente che non ha molto senso investire ingenti risorse nella realizzazione di macchine complesse se poi non si dispone di lavoratori specializzati capaci di usarle.
L’impatto sul mondo del lavoro
L’industria 4.0 è sicuramente destinata a rivoluzionare l’attuale mondo del lavoro. In tanti hanno cercato di prevedere gli effetti della robotizzazione delle mansioni e i risultati emersi sono eterogenei. Tante occupazioni potrebbero scomparire, mentre altrettanti nuovi posti di lavoro e specializzazioni inedite potrebbero nascere nell’arco di poco tempo.
Un rapporto pubblicato recentemente dalla Commissione lavoro del Senato annuncia che il 10% dei lavoratori verrà sostituito da macchine e robot, mentre il 44% degli occupati sarà obbligato a cambiare le proprie competenze. Ad oggi non è dato sapere quali saranno i lavori e i settori occupazionali più stravolti dall’industria 4.0.
Appare probabile che le maggiori opportunità lavorative saranno offerte dalla richiesta di competenze nell’utilizzo di dispositivi connessi alla rete e nel raccoglimento dei dati. Sono già emerse occupazioni create o rinnovate dalle industrie tecnologiche: a livello internazionale si stanno affermando esperti di cybersicurezza, analisti del business digitale, sviluppatori e hardware engineer.