Da quando il coronavirus è entrato nelle nostre vite, i progetti di tutti noi, chi più chi meno, si sono dovuti arrestare. Le vite dei cittadini di tutto il mondo in un modo o nell’altro sono in standby, e anche un desiderio importante come quello di convolare a nozze, deve ancora restare chiuso in un cassetto. Lo sanno bene Johnny (di Avellino) e Armida (di Napoli), che fidanzati da 7 anni si sarebbero dovuti sposare in questi giorni ma l’emergenza Covid ha impedito loro di realizzare il sogno della vita. Una storia toccante e romantica, quella di Johnny Fasulo, infermiere del reparto di terapia sub intensiva Covid dell’ospedale di Vimercate (in Brianza), che ha utilizzato la tuta protettiva che indossa durante i turni in corsia per rivolgere alla sua fidanzata Armida Cozzolino, anche lei infermiera, una proposta di matrimonio originale.
Lo scorso novembre Johnny aveva chiesto alla sua amata di sposarlo, ma i due infermieri che intanto si erano trasferiti in Lombardia per lavoro, si sono trovati nel mezzo della bufera da coronavirus. Ed ecco perché l’infermiere del reparto di sub-intensiva dedicato al Coronavirus ha deciso di rinnovare la proposta, scrivendo la fatidica domanda sul camice da lavoro “Mi vuoi ancora sposare?”, così da far tornare il sorriso alla sua fidanzata. Ed è arrivato il secondo sì della futura sposa: “Lei è piuttosto timida e quindi in un primo momento è rimasta un po’ sconvolta quando ha visto la foto pubblicata su Facebook, ma poi ne è stata entusiasta e mi ha ringraziato – ha continuato Fasulo – Tutta la storia è stata poi raccontata sul sito SposinCampania, dato che io sono originario di Avellino e Armida è napoletana. Non ci aspettavamo questa eco mediatica, siamo rimasti entrambi sorpresi”.La scelta di rinviare le nozze è stata motivata “dal rispetto per tutto il dolore e la sofferenza di cui siamo stati e siamo tuttora testimoni, io a Vimercate e lei in un ospedale di Milano. Ora la situazione sta lentamente migliorando, ma per giorni sono rientrato a casa senza riuscire a smettere di pensare a quanto avevo vissuto in reparto. Non mi vergogno a dire che ho anche pianto, per la prima volta nei cinque anni trascorsi da quando sono diventato infermiere. Le nostre esigenze personali sono passate in secondo piano di fronte a tutto questo, è giusto così”. Anche perché sposarsi con la mascherina e dovendo mantenere il distanziamento sociale “non corrisponde all’idea che ci siamo fatti per il matrimonio dei nostri sogni – prosegue Johnny Fasulo – La situazione è ancora in bilico, non mi sarei fidato a rimandare la data di qualche mese”.
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