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Inflazione a livelli record per almeno un anno: l’indagine tra le imprese italiane

Inflazione a livelli record almeno per un altro anno con un calo solo successivamente. E’ la previsione delle imprese italiane emersa dall’indagine condotta dalla Banca d’Italia, che ha condotto uno studio tra le imprese dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti tra novembre e dicembre 2022. Le attese sull’inflazione al consumo, si legge nell’indagine, hanno ” raggiunto in tutti i comparti i livelli massimi dall’inizio della rilevazione nel 1999. Il tasso atteso di inflazione al consumo si attesta, in media, a 8,9% tra sei mesi (da 7,5 nella precedente rilevazione), a 8,1% tra 12 mesi. La dinamica dei prezzi praticati dalle imprese rimarrebbe sostenuta nei prossimi 12 mesi”.

Secondo l’indagine, migliorano i giudizi delle imprese “sulla situazione economica generale e sulle proprie condizioni operative nel quarto trimestre del 2022” e sulla domanda, ma continuano “le difficoltà connesse con l’incertezza economica e politica e con gli elevati prezzi dell’energia”. Dunque il caro energia continua a scaricarsi sui prezzi di vendita delle aziende italiane. Quasi due aziende su tre, secondo l’indagine condotta dalla Banca d’Italia presso le imprese con almeno 50 addetti, ritoccheranno i listini nei prossimi tre mesi. L’aumento, si legge, sarà di intensità marcata secondo, rispettivamente, il 10,2, il 10,8 e l’8,6 per cento delle imprese edili, dell’industria e dei servizi.


L’indagine spiega che per il 41,6% delle imprese nel quarto trimestre del 2022 i rincari energetici hanno arrecato difficoltà analoghe o superiori rispetto ai tre mesi precedenti (da 54,9 nella precedente rilevazione). I problemi rimangono più rilevanti per le aziende edili (60,0) e dell’industria in senso stretto (44,9) rispetto a quelle dei servizi (36,4). Nonostante i giudizi sfavorevoli sulle condizioni per investire, il saldo fra previsioni di aumento e diminuzione della spesa per beni capitali è rimasto positivo in tutti i settori segnalando una prosecuzione dell’accumulazione (13,8 punti percentuali, come nella scorsa rilevazione riferita al 2022).


Nel primo semestre del 2023 la spesa per investimenti aumenterebbe rispetto al semestre precedente per circa il 37 per cento delle imprese, una percentuale più che doppia di chi ne prevede una riduzione (16,8 per cento). La quota di imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi che prevedono di espandere il numero di addetti nel primo trimestre del 2023 è risultata superiore di 11,0 punti percentuali a quella di chi ne prefigura una riduzione, in miglioramento rispetto alla rilevazione precedente; nel comparto delle costruzioni la quota è rimasta sostanzialmente invariata (a 11,8 punti percentuali).

Secondo quanto ha riportato l’Ansa, per il Codacons il caro-prezzi già costato 61,3 miliardi. Le previsioni di Bankitalia su inflazione e prezzi confermano gli allarmi lanciati nelle settimane scorse dal Codacons, e la conseguente stangata che nel 2023 si abbatterà sugli italiani a causa delle tensioni sui listini prodotte dal caro-energia. “Il quadro tracciato da Bankitalia è allarmante, con due imprese su tre intenzionate a ritoccare al rialzo i prezzi nel prossimo trimestre – spiega il presidente Carlo Rienzi – Questo significa nuova inflazione che andrà ad aggiungersi a quella registrata nel 2022 già costata, in base alle elaborazioni Codacons, 61,3 miliardi di euro alle famiglie italiane, circa 2.369 euro a nucleo residente solo nel 2022”.


“Tutti gli indicatori ci dicono che il nuovo anno sarà disastroso sul fronte di prezzi e tariffe, e per questo il Governo deve studiare un pacchetto di misure teso ad abbattere i listini al dettaglio e salvaguardare il potere d’acquisto dei cittadini, perché a fronte di una ulteriore fiammata dell’inflazione i consumi delle famiglie crolleranno con effetti a cascata per l’economia nazionale”, conclude Rienzi.

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