Internet è il tempo dell’eterno presente, in cui miliardi di notizie circolano ogni giorno in una immensa contemporaneità che il giorno dopo è già vecchia, superata. Ma è anche un grande buco nero in cui finiscono tutte le notizie e le pagine web che ci riguardano: vi siete mai chiesti se e come è possibile cancellare queste pagine?
In Italia, paese di giuristi e di norme cavillose, il caso è stato affrontato più volte dal nostro Garante per la privacy senza però arrivare a risultati particolarmente efficaci: pensate al recente drammaticissimo caso di Tiziana Cantone che, sebbene avesse la legge dalla sua parte, non è riuscita ad arginare l’onda virale dei suoi video hard on line. Già nel 2014 Google, costretta da una discussa sentenza della Corte di giustizia UE a seguito della richiesta di rimozione di dati da parte di un cittadino spagnolo, ha predisposto un modulo per la cancellazione dei propri dati personali dai risultati del motore di ricerca, sancendo così il rispetto del diritto all’oblio dei cittadini europei laddove le informazioni pubblicate on line non siano più rilevanti – concetto giornalistico riferito al fatto che le informazioni pubblicate su quotidiani e magazine rivestono un interesse pubblico.
A prescindere dal fatto che sul totale delle richieste di rimozione pervenute negli ultimi 2 anni Google ne abbia accettate solo il 30%, il punto vero è che il web è un mondo incontrollabile nel suo complesso, per evidenti ragioni tecniche: seppure Google accetta di rimuovere alcuni contenuti dai risultati delle pagine – qui il modulo messo a disposizione da Google per la rimozione dei risultati di ricerca – è praticamente impossibile controllare (o diciamo, talmente oneroso da svolgere da diventare quasi impossibile) la presenza dei nostri dati personali su tutte le pagine web afferenti a social network, siti e blog privati, che pure appaiono su Google tra i risultati di una ricerca ma che hanno delle loro logiche di conservazione e reindirizzamento delle pagine web.
È consigliabile quindi cercare di mantenere una buona reputazione on line sin dall’inizio, e se proprio si incorre in fatti giudiziari che sono di interesse pubblico, ricorrere ai metodi a disposizione per esercitare il proprio diritto all’oblio consapevoli però che l’oblio sarà sempre e solo parziale.
D’altra parte Google, il più grande motore di ricerca, non ha mai nascosto l’intento di voler proteggere i suoi utenti. Sta lavorando infatti da tempo ad un progetto, all’interno dell’incubatore tecnologico di Alphabet Inc., per la protezione delle persone dal grave problema delle molestie online: il software anti-attacchi digitali si chiama Jigsaw e noi ne avevamo già parlato qui.