Tradotto letteralmente significa “Internet delle cose”. Spesso viene abbreviato in Iot. Ma di cosa si tratta veramente?
L’internet of things è un prima di tutto un concetto, volto ad sviluppare le possibili ed eventuali evoluzioni del web.
Gli oggetti di uso quotidiano dunque, se collegati alla rete, possono diventare “attivi”. Interagendo con noi, la rete si espande e dal web giunge all’universo fisico in modo assolutamente complementare. É infatti capace di creare una comunicazione reale attraverso macchine, dispositivi, gadget e apparecchi che ci conoscono e ci riconoscono nell’ambiente nel quale viviamo. La rete riesce a “mappare” i luoghi grazie all’identità elettronica degli oggetti che ci circondano, può vedere e prevenire i nostri spostamenti nello spazio. É possibile interagire tramite cellulari o dispositivi mobile di cui disponiamo e trasmettere dati che tracciano le nostre abitudini.
Internet of things: esempi
Gli esempi sono numerosi: gli oggetti di uso quotidiano, collegati alla rete, possono acquisire intelligenza proprio perché sono stati forniti d’informazioni sulla nostra persona e le nostre abitudini. Esempi? In una realtà governata dall’Internet of Things ci sarà l’intelligenza artificiale che si ricorda di svegliarci, di avvertirci se abbiamo terminato il caffè, di guidare la nostra auto, di segnalare quante ore di sonno abbiamo perso, se ci stanno rubando la bicicletta, dove si trova il nostro bagaglio in caso di smarrimento.
L’Internet of things è inoltre pensata per essere applicata in molteplici settori, da quello medicale alla piccole e medie imprese, passando per il settore agricolo a quello ambientale e automobilistico. Le applicazioni sono infinite, i benefici inconfutabili.
Non è fantascienza. É scienza intrisa di tecnologia e innovazione. É il mondo digitale che si evolve al servizio dell’uomo.
Precursori, avanguardisti e ricercatori l’avevano già immaginata anni fa, descrivendo un mondo fatto di oggetti fluttuanti, capaci di accompagnare la nostra quotidianità verso un futuro rivoluzionario.
Perfino il cinema, da sempre antesignano e narratore di mondi dove l’high-tech regna sovrano, ha già visto e raccontato l’Internet of things, anche se ancora non si chiamava così.
Dal cinema alla vita reale
Steven Spielberg ha portato sul grande schermo “Minority Report” nel 2002, tratto dal profetico racconto di Philip K. Dick. Il regista è stato abile nel rappresentare un universo visionario, dove tutto ciò che accadeva lasciava lo spettatore a bocca aperta. Ebbene, oggi è una realtà sperimentata e vissuta: touch screen, riconoscimento ottico, abitazione interattiva (con tutto ciò che ne consegue), auto che si guidano da sole. Un po’ come Jules Verne e il suo romanzo “Dalla Terra alla Luna”, l’immaginazione di scrittori e scienziati si fa esperienza nella nostra vita di tutti i giorni.
Più che svago o intrattenimento, l’Internet of things nasce come aiuto e supporto all’uomo, provando a facilitare il lavoro e le attività in cui siamo coinvolti.
Come diventare esperti di Internet of Things: scuole e università
Le potenzialità sono enormi, tanto che sono nati corsi e programmi per spiegarne la disciplina e svilupparla in modo adeguato.
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Nel mondo esistono già insegnamenti sulla materia in scuole e università prestigiose (MIT, Cambridge etc), ma l’Italia non resta indietro: in primo luogo è nata un’associazione, la IotItaly (http://www.iotitaly.net/) che ha lo scopo di rappresentare gli interessi delle aziende che possiedono attività in Italia relative all’Internet delle Cose, presentandosi come un vero e proprio punto di riferimento. Le aziende associate possono così essere aiutate nella realizzazione di progetti, agevolate se si occupano già del settore e fare sistema in caso di bisogno.
Il Politecnico di Milano possiede al suo interno un’Osservatorio Internet of Things, mentre l’Università degli Studi di Udine propone un vero e proprio corso di laurea triennale: “Internet of things, big data & web”, iniziato nell’anno accademico 2017/2018.
In realtà l’Università di Parma, così come altri atenei italiani, proponevano già corsi inerenti all’Internet of things ma all’interno di lauree triennali come quelle di Ingegneria Informatica.
D’altronde figure specializzate tra le quali big data architect, digital copywriter e digital advertiser sono oggi sempre più richieste, mentre manca l’offerta. I giovani italiani occupati nel settore digitali coprono appena il 12% del settore, contro una media europea che vede il 16% in crescita esponenziale.
L’Internet of Things rappresenta dunque un mondo di possibilità, che non riguarda solo la vita quotidiana, ma offre gli strumenti per lavorare, crescere e creare un futuro che finora abbiamo solo immaginato.
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