Continua a suscitare dibattito il caso di Imane Khelif, la pugile intersex che ha partecipato alle Olimpiadi sfidando l’italiana Angela Carini. La questione ha assunto una dimensione politica, dividendo l’opinione pubblica in schieramenti contrapposti. A fare chiarezza sulla vicenda è intervenuto il prof. Giovanni Frajese su RadioRadio, spiegando il significato e le implicazioni delle decisioni che avrebbe dovuto prendere il Comitato Olimpico. Giovanni Frajese chiarisce che il sesso è determinato da ogni singola cellula del nostro corpo, paragonandolo a un marchio. “Nelle mie cellule c’è il cromosoma XY che mi ha dato le caratteristiche sessuali secondarie,” spiega. Tuttavia, in rari casi, il sesso genetico o biologico non corrisponde a quello fenotipico. Questo fenomeno riguarda principalmente i maschi. l genere e le caratteristiche secondarie, però, non dipendono solo dalla genetica. Frajese sottolinea che le manifestazioni cromosomiche non sono patologie, ma differenze genetiche che producono risultati diversi. Un caso particolare è quello della resistenza completa agli androgeni, in cui una persona fenotipicamente femminile (con corpo femminile) possiede cromosomi XY. Questo perché la genetica da sola non basta per determinare il sesso fenotipico maschile; è necessario anche il corretto funzionamento del recettore degli androgeni.
“Tutti nasciamo con un corpo indirizzato verso la componente femminile,” spiega Frajese. Il testosterone, prodotto dai testicoli o dal surrene, è l’ormone che indirizza lo sviluppo verso il maschile in presenza del cariotipo XY. Per trasformare la genetica in fenotipo, il testosterone deve trovare il recettore appropriato per attivare l’effetto biologico. Frajese continua: “Se sono XY e il mio androgeno viene prodotto e il recettore funziona, avrò un fenotipo maschile con testicoli, peli, massa muscolare, ecc.” Il professor Frajese spiega che a volte, alla nascita, il sesso femminile viene attribuito senza controllare i cromosomi se l’aspetto fenotipico è femminile, ma cromosomicamente la persona è maschio. Tuttavia, nel caso di Imane Khelif, l’androgeno non funziona correttamente, eliminando il vantaggio competitivo che il testosterone conferisce, rendendo la pratica della boxe poco vantaggiosa per una persona con questa condizione.
Fra le controversie ideologiche sul genere, Frajese ribadisce l’importanza di attenersi ai dati verificabili. Propone che il CIO sviluppi un protocollo che certifichi tre componenti in caso di dubbi: il componente cromosomico, il componente endocrino (livelli di testosterone) e il componente fisico. Questo consentirebbe di stabilire con chiarezza se un atleta possa competere in una determinata categoria, evitando così vantaggi biologici indebiti, soprattutto negli sport di contatto. In conclusione, secondo Frajese, un maschio biologico, pur avendo il diritto di identificarsi come desidera, non dovrebbe competere con femmine biologiche per via del significativo vantaggio fisico.