Una bambina è riuscita a recuperare il suo udito grazie a un intervento di ricostruzione in 3D dell’osso temporale. L’intervento unico nel suo genere è stato effettuato all’ospedale Santobono, nosocomio pediatrico di Napoli: per la prima volta in Italia, grazie all’utilizzo di moderni software di elaborazione di immagine è stato prodotto, a partire dall’esame TC, un modello digitale 3D della zona di interesse sul quale è stato effettuato un planning chirurgico pre-operatorio, grazie al quale è stato possibile visualizzare più accuratamente l’anatomia del paziente e stabilire la strategia operatoria con estrema precisione. Infine è stata realizzato mediante stampa 3D un modello anatomico della struttura di interesse estremamente accurato e realistico, di modo da aumentare la capacità di comprensione del caso specifico da affrontare. Il risultato raggiunto è stato possibile attraverso la collaborazione del Santobono con un ingegnere biomedico, Luigi Iuppariello che ha permesso la realizzazione del modello in 3D.
Nella fattispecie, alla piccola, affetta da ipoacusia, è stato ricostruito in 3D l’osso temporale. La bimba affetta da Atresia Auris, una malformazione congenita con assenza del padiglione auricolare, del condotto uditivo esterno e dell’orecchio medio, presentava un grave deficit uditivo e quindi problemi di apprendimento scolastico. L’intervento è stato eseguito dall’Unità Operativa di Chirurgia Protesica della Sordità Infantile dell’ospedale pediatrico di Napoli ed è perfettamente riuscito: la bimba ha recuperato l’ udito.
L’osso temporale è fondamentale per l’udito. Si tratta di un osso pari posto alla base della scatola cranica e contiene al suo interno la coclea, organo interno dell’apparato uditivo, nonché gli ossicini dell’udito. L’osso prende il nome dalla tempia, regione del cranio che contribuisce a formare.
Non è la prima volta, ad ogni modo, che la tecnologia 3D viene utilizzata in ambito medico e sanitario. Grazie alla stampa 3D, infatti, è possibile riprodurre potenzialmente qualsiasi oggetto: il modello viene elaborato digitalmente grazie ad un software; l’hardware, poi, vale a dire la stampante 3D che, grazie a quella ch e viene definita produzione additiva, costruisce l’oggetto che inizialmente si era elaborato soltanto graficamente.
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