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Sostiene Tremonti: “I pezzi grossi di Bruxelles fanno pena. Vi spiego la crisi”

Giulio Tremonti senza freni e a 360 gradi. O 370 gradi, come dice la ministra grillina Lezzi, che loro essendo il governo del cambiamento, cambiano anche la fisica, la geometria, la matematica, la storia, tutto! Fatto sta che l’ex ministro delle Finanze Tremonti è tornato a farsi sentire, e lo ha fatto a modo suo: “Quelli che hanno costruito l’Europa comune erano grandi uomini, quelli di oggi non sono all’altezza. Dalla curvatura delle banane ai marchi degli orinatoi: l’Unione è fallita per colpa di quattro errori capitali. Vi spiego quali sono”.

“Maastricht è marcata da tre segni: moneta, piramide, vendetta. La moneta è l’euro, che era in vitro e viene di colpo estratto dal laboratorio (siamo solo 500 giorni dopo la caduta del Muro). La ragione è lo scambio tra unificazione tedesca e unione monetaria, un’idea non economica ma politica: ‘Federate i portafogli, federerete i cuori’, dicevano”.

E la piramide viene rovesciata. “Sta cominciando la globalizzazione e il confronto tra masse continentali. L’idea è che l’Europa debba e possa sostituire i singoli Stati nazione. E questa visione dà potere all’Europa per attrarre enormi quote di competenze legislative e amministrative. Un simbolo? La decisione della Commissione del 7 novembre 2013 sui criteri per l’assegnazione del marchio Ecolabel Ue ai vasi sanitari a scarico d’acqua e agli orinatoi…”.

“È come dire agli Stati: siete piccoli, non sapete l’inglese, solo l’Europa può governare i rapporti con gli altri continenti. E deriva anche da qui la spinta all’iper regolamentazione”. Dopo la “moneta” e la “piramide”, resta il terzo principio: la “vendetta”. “Intendevo la ‘vendetta’ di Spinelli e di Ventotene. Il meccanismo dei fondi europei non è solo finanziario, e che sia anche politico pochi lo hanno capito. Prevede che gli Stati devolvano notevoli risorse. Ma poi è Bruxelles ad assegnarle, con i fondi gestiti direttamente dalle Regioni bypassando gli Stati. Questo era il principio del Manifesto…”.

“Da allora si sono sviluppati fenomeni di impatto fortissimo, che tutti insieme spiegano la situazione presente. Tutti li conoscono, ma pochi li mettono insieme. Ne evidenzierei quattro: il primo è la globalizzazione. Non è stata l’Europa a entrare nella globalizzazione, ma viceversa, trovandola totalmente impreparata. Il secondo punto è stato l’allargamento della Ue, accelerato in modo dissennato. Ha trasformato l’Europa da corpus economico a corpus politico”.

“Terzo: l’euro. Un esperimento inedito che oggi è irreversibile. Quarto punto: la crisi. I trattati non la prevedevano. Riflettevano l’idea positivista e progressista, ecco perché quando è arrivata, la crisi è stata capita male e tardi. Quando fallisce il debitore, la Grecia, fallisce anche il creditore, ma non se questo è tedesco o francese… Il fondo Ue, previsto salva Stati, viene usato per salvare le banche. E solo adesso Fmi e Corte di giustizia vedono che i soldi non sono andati ai greci ma ai banchieri”.

“Come diceva Friedrich Nietzsche, se guardi l’abisso, l’abisso ti guarda… Con questi presupposti, era chiaro che si sarebbe arrivati alla situazione che c’è adesso”. Com’è possibile che il vecchio establishment non abbia compreso ciò che sarebbe accaduto? “La democrazia è certo garanzia di diritti, ma è soprattutto delega di governo. Per lunghi decenni governare era relativamente semplice: la natura dei problemi era domestica, le ideologie erano strutturate in partiti permanenti, e c’erano finanze pubbliche capienti”.

“Per qualche tempo ancora hanno retto. Poi è crollato tutto. La natura dei problemi va oltre la capacità dei governi: la paura delle migrazioni, la paura della rivoluzione digitale che ti ruba il lavoro, il crollo delle ideologie, e una situazione in cui i governi non possono fare altro debito. Tutto ciò rende evidente la crisi politica. Se prendiamo una foto dei leader a Roma nel 1957, è in bianco e nero, si vedranno degli uomini che avevano fatto la guerra, l’esilio, la prigionia, letto biblioteche… Se prendiamo quelle dei leader di oggi, è a colori ma… Diciamo che fanno pena”.

 

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