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Inventarsi un lavoro. Parola di Eet

L’Italia non è solo il Paese dei Neet. Seppure a fatica, si fanno strada anche gli Eet, i giovani, fra i 15 e il 29 anni che hanno capito come inventarsi un lavoro e che operano, con successo, nei campi più disparati: dall’informatica alla ristorazione, dalla gestione delle case vacanza ai servizi per le imprese.
I dati ufficiali arrivano dal focus Censis/Confcooperative “Inventarsi un lavoro: i giovani che ce la fanno” presentato nei giorni scorsi da Confcooperative- Federconsumo. I dati più interessanti riguardano proprio il rapporto fra i Neet, acronimo di “not in education, employment or training”, coloro cioè che sono fuori dai percorsi di istruzione, formazione e dal mercato del lavoro, e gli Eet, gli “employed-educated and trained” coloro che, invece, vanno ancora a scuola, frequentano corsi di formazione, sono già impiegati. Questi ultimi, dicono dal Censis/Confcooperative, “sono gli unici che ce la fanno, sfruttano le competenze acquisite e guardano all’attività di impresa”.
Secondo i dati del rapporto, oggi i Neet sono 2.349.000, dato in crescita vertiginosa (+31%) rispetto a quasi dieci anni fa. Ogni anno, il loro non lavorare e non studiare pesa per 21 miliardi di euro sulla produttività del paese. Per contro, gli Eet sono 2.630.000 e producono 46,5 miliardi di euro, pari al 2,8% del Pil nazionale. Di questi, ben 175 mila sono titolari d’impresa: hanno capito, cioè, come inventarsi un lavoro.
Ma quali sono i settori in cui è più facile, o più produttivo, inventarsi un lavoro? Gli Eet in quali settori sono riusciti a collocarsi? Come facilmente immaginabile, gli Eet preferiscono i settori dell’informatica e dei servizi informativi in genere, i servizi di ingegneria e architettura per l’edilizia e il paesaggio, la ristorazione, la gestione di case vacanze e alloggi in genere, i servizi alle imprese. Tutti settori che offrono spunti estremamente interessanti a chi vuole uscire dall’esercito dei Neet e passare in quello degli Eet.

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