Il Medio Oriente è sempre più in subbuglio. Dopo la crisi aperta da Erdogan con la guerra in Siria, ora anche in Iran la situazione sta diventando allarmante. È scoppiata una rivolta, dieci anni anni dopo quella del 2009. I giovani iraniani scendono di nuovo in piazza contro i brogli nelle elezioni presidenziali, e la Repubblica Islamica ha assistito a una nuova ribellione soffocata nel sangue. Si parla di centinaia di persone uccise. Il regime mette in funzione la forca per chi si ribella. “Sono almeno 106 le persone uccise in 21 città dell’Iran” negli scontri degli ultimi giorni, ha denunciato Amnesty International.
L’organizzazione ha anche aggiunto che “il bilancio definitivo delle vittime potrebbe essere molto più alto, con alcune notizie che portano il numero degli uccisi fino a 200”. Ci sono “filmati verificati, testimonianze raccolte sul terreno e informazioni” dagli attivisti residenti al di fuori dell’Iran che raccontano cosa sta succedendo. In uno de filmati, spiega Amnesty, è possibile vedere “cecchini che sparano sulla folla dai tetti di edifici e, in un caso, da un elicottero”. Unità delle forze di sicurezza iraniane, aggiunge l’organizzazione hanno trascinato via corpi privi di vita e e feriti da strade e ospedali, senza fornire alcuna notizia ai parenti delle vittime.
“Siamo particolarmente allarmati che l’uso di proiettili veri abbia, presumibilmente, causato un numero significativo di morti in tutto il Paese”, ha dichiarato dal canto suo il portavoce dell’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhcr), Rupert Colville. Il portavoce ha spiegato che, sebbene il bilancio delle vittime sia difficile da verificare, in parte per via del blocco di internet in vigore da sabato, i media iraniani e “diverse altre fonti” parlano di “decine di persone che potrebbero essere state uccise” durante le proteste.
Il regime intanto fa sapere, attraverso il quotidiano conservatore Kayhan, vicino alla Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, che si procederà con le “impiccagioni” per i leader dei manifestanti, scesi in piazza nel Paese contro il caro benzina, definiti “criminali ingaggiati” dall’esterno. Il quotidiano, che riferisce di arresti e confessioni, ha scritto che le autorità giudiziarie emetteranno un verdetto con pena capitale per i leader delle proteste, macchiatisi – secondo il giornale – di “ribellione”, punibile sia a livello legale che religioso con la morte.
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